giovedì 18 maggio 2017

Luigi Natoli: La congiura contro Bianca di Navarra. Tratto da: Il paggio della regina Bianca


Gravi notizie da Messina, avevano messo in apprensione Bianca di Navarra. Dei corrieri avevano riferito che una vasta cospirazione si tramava tra alcuni baroni malcontenti, i quali volevano approfittare dell’assenza del re, per sollevare la Sicilia, stimando agevole sopraffare un governo affidato a una donna.

Dicevano che questi congiurati avessero aperte pratiche col re Ladislao di Napoli, non indietreggiando all’idea di restituire l’isola alla casa d’Angiò, pur di rinnovare un nuovo periodo di anarchia, nel quale avevan molto da guadagnare.

Era il primo e fiero intoppo nel quale urtava la regina in questa sua prima prova di governo.

Fino all’anno innanzi essa aveva amministrato le terre della Camera reginale, che non le davan molto da fare, perché abitate da popolazioni tranquille, e contente del mite governo femminile; ora si trovava fra le mani le redini di uno stato più vasto, turbolento e difficile.

Bianca di Navarra temeva il divampare della guerra civile. Lo scoppio di una rivolta avrebbe nuovamente diviso il regno, pel destarsi delle ambizioni: i nomi di latini e catalani sarebbero nuovamente riapparsi, ma questa volta non certo per distinguere nettamente due nazionalità; perché nell’una o nell’altra fazione vi si sarebbero trovati indifferentemente baroni siciliani e catalani di antica e nuova importazione.

Non interesse politico o nazionale dunque, ma ingordigie individuali, che avrebbero gittato il regno nell’anarchia.

Re Martino non aveva, partendo, lasciata la regina senza un consiglio; le aveva anzi dato quei medesimi consiglieri, che il re d’Aragona suo padre aveva posto intorno a lui, tra’ quali messer Sancho de Lihori; ma aveva escluso messer Bernardo Cabrera, che per la sua qualità di grande giustiziere credeva di aver diritto di governare, anche sopra la regina.

Messer Bernardo era in disgrazia. Inviperito contro il re, si era ritirato nei suoi feudi, e, temendo punizioni e rappresaglie, aveva cominciato col fortificare le terre più strategiche, e con l’impadronirsi della terra di Palazzolo.

Quest’atto di ribellione aveva costretto il re a marciar contro il Cabrera, e a porre l’assedio alla terra, difesa da un Giacomo lo Campo, luogotenente del conte di Modica; ma questi, non sentendosi forse abbastanza sorretto dal baronaggio nel quale sperava, aveva trovato più conveniente sottomettersi.

Il re gli aveva perdonato, ma non gli aveva ridato il suo favore.

Messer Bernardo dunque se ne stava nelle sue terre, come un lupo nel suo covo: ma la regina sospettava che nella cospirazione di Messina c’entrasse anche lui, ispiratore o fomentatore occulto, pronto a uscire apertamente in campo, a rivolta scoppiata.

In questo frangente essa sentiva il bisogno di circondarsi di cuori fedeli e di spade provate ai cimenti.

In queste condizioni Giovannello, giungendo a Catania, trovava la regina Bianca.

In quali diverse circostanze egli entrava nella città questa volta! e qual cumulo di memorie scese nell’anima sua, attraversando le strade ben note! Egli passò dinanzi la casa di Tarsia, ma le finestre erano chiuse; passò dinanzi la taverna della Ruota, dove s’incontrò con Simone, vide l’Etna gigantesco, e ricordò la grotta e Filippo Chiaramonte…



Luigi Natoli: Il paggio della regina Bianca
Pagine 702 - Prezzo di copertina € 23,00 - Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

Nessun commento:

Posta un commento