Scampo non v’era. Tutto l’esercito francese s’era rovesciato dentro, occupando le torri e il castello. Le porte eran tutte custodite anche dalla parte del mare; e perchè non si trovasse mezzo di fuga, i soldati di Francia tagliavan le gomene delle navi grandi e piccole, per cui le navi, dalle stesse onde trasportate, si allontanavano dalla spiaggia.
L’ordine del re Carlo era preciso: nessun agostano dover sopravvivere; ma che tutti fossero passati a fil di spada.
Con acute e pazze grida di terrore donne e uomini, di ogni età, d’ogni condizione, cercavan sottrarsi con la fuga alla morte, immemori di sè e d’altri; si gittavano dalle finestre, se non riuscivano a scender dalle scale: correvano senza sapere dove; cansavano un branco di quelle belve umane, e cadevano in un altro; e presi fra due bande erano trucidati, fatti a pezzi, per voluttà rabbiosa di sangue, non per necessità di guerra.
Altra gente cercava ricovero nelle chiese, pensando che la santità del luogo avrebbe arrestato la furia sanguinaria; vana speranza, chè i nemici vi piombavano come iene attirate dall’odore della carne.
Piombavano su quelle moltitudini inermi e inoffensive, donne e vecchi e fanciulli la più parte, che, prosternati dinanzi gli altari, invocavano l’aiuto divino. L’aiuto divino non scese, non disarmò le orde belluine degli assassini.
Frementi di gioia e di voluttà, come il leone nel serraglio, quando gli si gitta il pasto, si lanciavano su quei miseri, che invano ne tentavano la pietà; le loro spade si affondavano nei seni seminudi, le loro azze spaccavano le teste lagrimose, recidevan le mani che si alzavan supplicanti o per istinto di schermo.
Soltanto le giovani donne e belle stornavan per un momento la ferocia delle armi, ma per maggiore scempio. Tre o quattro soldati si gittavano sopra una fanciulla, la trascinavano sugli altari, la violavano, ne facevano strazio: l’ultimo, satollata la libidine, la scannava lì, sull’altare profanato.
Le madri invano difendevano i figli.
- Sangue di paterini e di ribelli! – gridavan quegli efferati.
E strappavano i fanciulli, e li sgozzavano, e recidevano le innocenti teste, e se le palleggiavano orrendamente!...
Questa la gente che il papa aveva benedetta e assolta da ogni peccato; e che serviva la Chiesa e Dio!...
Messer Raone, destato al primo irrompere degli assalitori, e affacciatosi alla finestra, aveva veduto allo squassare delle torce l’onda feroce, e aveva capito subito che la città era presa; che non si poteva difendersi, e che non rimanevano se non due vie: o raccogliere quanta più gente si potesse, e morire con le armi in pugno, o tentare l’uscita dalla città per ordinar altrove la difesa.
Ma di raccogliere gente non era a parlare.
Al grido: «Tradimento! tradimento!» – coloro che avrebbero potuto opporre anche un simulacro di resistenza, fuggivano esterrefatti, per ogni dove. Egli dunque era solo: e non aveva un minuto da perdere.
- Vieni, – disse al figlio.
Ebbero appena il tempo di coprirsi il capo con un elmetto, e impugnar le spade: il rumore degli assalti cresceva nella contrada. Approfittando dell’ombra, essi discesero nella strada, svoltarono per un vicolo vicino, non ancora invaso, pel quale, parendo offrire uno scampo, correvano già altri fuggitivi.
Il vicolo conduceva al mare: il mare era la salvezza; e la salvezza poteva anche essere la futura vendetta della patria.
Ma intanto che alcuni scioglievano qualche barca da pescatori, per montarvi, ecco le torme dei francesi precipitar loro addosso urlando ferocissimamente:
- Ammazza! ammazza!... Tagliate le gomene!...
- Fuggi, salvati nella barca! – gridò messer Raone al figliuolo. Giordano domandò:
- E voi?
- Io scannerò quei cani!...
- Resto con voi, – disse il giovanetto semplicemente.
Tre o quattro fra agostani e toscani, vinti dall’esempio, si restrinsero intorno a messer Raone con le armi in pugno.
Disperato e inutile valore! La resistenza di quei prodi non fu lunga. I Francesi, da prima stupiti, poi adontati che un pugno d’uomini osasse tener testa, si scagliarono con impeto feroce, e con la prevalenza del numero. Quei prodi difendendosi e offendendo si ritiravano indietro, verso le barche, dove già alcuni fuggiaschi montavano.
Messer Raone faceva prodigi, per dar tempo agli altri di imbarcarsi, e cercava di coprir con la sua la persona del figlio, intanto che lo pregava di mettersi in salvo; ma Giordano, alla sua volta, cercava di salvare il padre dai colpi nemici; e, temerario per la sua giovinezza, fatto più temerario dall’amore filiale, vedendo che tre spade già trovavan la via di ferire messer Raone, si gittò innanzi disperatamente. Due Francesi caddero; ma Giordano cadde anch’esso.
Allora messer Raone, urlando, pazzo dal dolore, roteando la spada formidabilmente, seminando la morte e il terrore, si fece largo, e approfittando del momentaneo indietreggiar dei nemici, sollevò il figlio, e lo gittò fra le braccia di un agostano che era già per entrare in barca; ma nell’atto stesso, dai Francesi riavutisi, cadde trafitto da quattro o cinque colpi.
L’agostano tirò a sè furiosamente il giovinetto; ed ebbe appena il tempo di gittarlo in fondo alla barca, che questa si staccò dalla riva, a furia di remi.
Giordano non vide cadere il padre: la ferita lo aveva fatto uscir di sensi...

Il Vespro siciliano – Romanzo storico
ambientato nella Palermo del 1282, al tempo di una delle più famose rivoluzioni
della Storia di Sicilia.
L’edizione,
interamente restaurata a iniziare dallo stesso titolo, è la fedele trascrizione
del romanzo originale, pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg
nel 1915. Con la sua perizia di grande storiografo e narratore, l’autore ci consegna
uno dei capolavori della letteratura popolare mondiale che nulla trascura di
quel periodo storico come l’orrenda strage di Agosta, le trame politiche
cospirative dei baroni siciliani, l’orgoglioso episodio di Gamma Zita a
Catania, la valorosa resistenza della città di Messina al dominio francese
degli Angiò. Il romanzo ricco di fatti e personaggi realmente accaduti o
esistiti, ci regala l’indimenticabile eroe Giordano De Albellis, intollerante
alle ingiustizie, innamorato della sua terra, della libertà e della sua bella
Odette.
Pagine 945 – Prezzo di
copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Tutti
i volumi sono disponibili al sito www.ibuonicuginieditori.it al link:
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La
Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (di fronte La
Feltrinelli), Libreria Sciuti (Via Sciuti n. 91/f), Libreria La Vardera (Via N.
Turrisi n. 15), Libreria Modusvivendi (Via Q. Sella n. 15).
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