martedì 24 novembre 2020

Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517.

Giovan Luca Squarcialupo apparteneva a una di quelle famiglie pisane, che esercitando traffici e tenendo banchi, avevano acquistato ricchezza e nobiltà. Era giovane. Pochi anni innanzi aveva preso moglie; ma dieci mesi dopo era rimasto vedovo. Viveva quasi appartato, badando al banco, e coltivando lo spirito con la lettura. Era stato alunno di un dotto umanista, che gli aveva fatto prendere amore ai grandi scrittori latini; ed egli leggeva con preferenza Livio e Virgilio. Ma leggeva anche certe cronache manoscritte della repubblica di Pisa, e altre del regno normanno e svevo di Sicilia e del Vespro. A
bitava nella strada della Loggia dei Pisani, proprio quella che anche oggi conserva l’antico nome. Molte famiglie della “nazione” pisana stavano da quella parte, e nella strada di san Francesco: e gli Squarcialupo venivan da Pisa, e avevano il loro banco nella Loggia. Allora la strada si prolungava, perché la via Marmorea o Cassaro finivano a Sant’Antonio: e dovevan passare cinquant’anni all’incirca, perché fosse prolungato fino alla chiesa di Porto Salvo, tagliando strade, e abbattendo case. 
Parlava col volto acceso da una fiamma interna, che rendeva calda e appassionata la parola. Tristano, sebbene avesse gran premura di andarsene, ne rimaneva talvolta preso, e lo ammirava: e gli pareva che Giovan Luca si ingrandisse, e si illuminasse di una luce nuova. Non era più quel pensoso, che pareva sdegnoso di parlare, o parlava breve e a sentenze: pareva qualcosa fra l’oratore e il condottiero; un sovvertitore di popolo e un dominatore. Certamente aveva un’idea, che non rivelava ancora, forse era l’idea madre, dalla quale si generavano tutte le sue azioni, anche caute, quasi saggiature; ma che al momento opportuno, si sarebbero svolte in tutta la loro pienezza. Con tutto ciò appariva agli occhi di Tristano come un uomo nuovo. 
Attendeva a preparare i modi e i mezzi per attuare quel suo vecchio disegno di riscossa per cacciare lo straniero, e istituire un governo democratico, come quello che fece la gloria di Pisa. Era l’idea accarezzata fin da quando cominciò a leggere le pagine di Livio, maturatasi col progredire negli studi umanistici, fattasi assillante in quei rivolgimenti, e allo spettacolo delle violenze e delle ladronerie del vicerè don Ugo. Che quelli non fossero tempi di repubblica, che questa repubblica vagheggiata da lui era un anacronismo, sfuggiva alla esaltazione del suo spirito, che lo illudeva di speranze e di sogni eroici.
- Ebbene, non si può estendere a tutta la Sicilia, e fare del regno una grande Repubblica? Questo è il mio sogno; ma forse voi non ne vedete tutta la bellezza, perchè le vostre idee sono diverse dalle mie, quanto alla forma del governo. Noi siamo stanchi; il malgoverno è giunto al suo estremo limite, oltre il quale non vi è pazienza umana che possa sopportarlo. Tollerarlo ancora è un delitto; bisogna spezzare le catene: bisogna ricordarsi del Vespro, se non vogliamo che questa nostra terra precipiti in un abisso dal quale non potrà più rilevarsi.  

Luigi Natoli: Squarcialupo. Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
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