martedì 17 novembre 2020

Luigi Natoli e la morte di tre baronesse: La Baronessa di Mongellino (Il caso di Sciacca) Tratto da: La baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue

 
Il signor Girolamo Stetella, barone di Mongellino e capitano d’arme, ordinato dal Vicerè per comporre il dissidio tra i Luna e i Perollo, dormiva ancora, nella sua dimora, quando uno degli algozini precipitosamente e rovesciando i servi, irruppe nella camera. 
La baronessa, destata di soprassalto, si alzò sui gomiti, spalancando gli occhi ancor sonnolenti; nel disordine della mossa camicia, cadendo, denudavale il petto bianco e marmoreo.
Il barone stese le mani su la spada. 
- Che cosa c’è? Che cosa c’è?...
- C’è, magnifico signor capitano, che il conte don Sigismondo entra in Sciacca con una folla di uomini d’arme... un vero esercito!...
- Il conte?... un esercito?... Per San Girolamo, questa è tracotanza!... Su, radunate la Corte, io mi vesto.
Mentre l’algozino usciva, il signor Capitano balzava dal letto, infilava le brache, le calze, il giustacuore; e la signora baronessa, pallida ma ferma, in camicia innanzi a lui, lo aiutava, gli abbottonava il giustacuore, gli porgeva la spada, gli legava i nastri; e intanto dalla strada saliva un rumore sordo, il brontolìo d’una minaccia cupa, simile al gorgoglio dei cavalloni, quando alti e spumosi si avanzano verso il lido.
Sentirono quel brontolio arrestarsi innanzi alla casa, circondarla, investirla; poi crescere, come per nuovi rumori che si aggiungevano ai primo; si distingueva un vocìo confuso, aspro, collerico, misto a suono d’armi, a rotolare di carri. Poi su quel tramestìo, si sentì chiaro e distinto lo strepito dei catenacci e delle stanghe che sprangavano di dentro la porta.
Il barone di Mongellino era rimasto in mezzo alla camera col cappello in mano e gli orecchi intenti, turbato da quel rumore che si ostinava intorno alla sua casa; la baronessa che s’era gittata indosso una veste, stava ancora col braccio teso, infilato in una manica, guardando il marito.
- Ma che cosa mai succede?
Il barone non rispose; si appressò a una finestra, e guardò: impallidì, e senza poter frenare un moto di spavento, gridò:
- Ma che vogliono da me?
Allora aperse l’uscio e chiamò gli ufficiali della sua corte. Accorse lo scrivano pallido e tremante, balbettando:
- Magnifico signore, siamo presi!... siamo presi!
Difendersi!... Era una bella parola. Come difendersi dalla furia di quei demonii? Gli algozini, gli schivani, i servi, si erano difesi alla meglio; ma Giorgio Comito e i suoi Albanesi avevano sfondato la porta, ed avevano invaso la scala.
Altro scampo non era rimasto che abbandonare la casa, e, trascinando il barone e la baronessa, ritirarsi nella torre che sorgeva accanto.
Da una finestra della torre il barone di Mongellino assisteva al saccheggio della casa sua. I ribaldi erano entrati nell’ufficio, manomettendo i processi e le informazioni. Allora più che il timore della vita, potè il suo onore di capitan d’armi e di giudice, e appoggiate le mani al davanzale cominciò a gridare:
- Lasciate!... lasciate stare!... Badate a voi sarete tutti impiccati... È uno sfregio a Sua Maestà... Che cosa dirà l’Imperatore? Siate buoni... Quelli sono processi... Ritornate a casa; non mi costringete a punirvi... io son qui per la giustizia... In nome di sua Maestà l’Imperatore, andate, sgombrate... Ma che città è questa? Ma non ci sono giurati? Ma non c’è alcuno?... Ma voi siete diavoli?
Ma quelli sghignazzavano, e mentre rompevano i forzieri, intascavano le somme, saccheggiavano e devastavano ogni cosa, e laceravano e bruciavano i processi, gli rispondevano:
- Toh! Senti come canta! Ah! ah! e per la giustizia dell’Imperatore che l’illustrissimo è a Sciacca?...
E si precipitaron per le scale, brandendo gli archibugi, stringendo le scuri, scotendo in alto le picche, in tumulto, investendosi, urtandosi, per arrivare più presto. 
La torre era alta, quadrata, solidamente sbarrata per di dentro; dalle finestre, dalle feritoie, dai merli, gli algoziri cominciarono a tirare sugli assalitori coi pochi archibugi che possedevano. Gli scrivani, inesperti al maneggio delle armi gittavan dall’alto sedie, banchi, tegoli, tutto ciò che capitava nelle loro mani: il barone di Montellino, costernato, cercava di ammansare gli assalitori, predicando dalle finestre, che egli era il rappresentante dell’Imperatore; ma la ciurmaglia, inferocita dalla resistenza, esasperata dalle percosse, copriva la voce del Capitano con urli e imprecazioni. Qua e là rosseggiavano intanto le vesti e le armi per le ferite; Giorgio Comito aveva ricevuto un sasso sulla fronte, e così lordo di sangue come era, gridava ai suoi: 
- Ma che ci fate costì, con le mani tra le brache? Sfondatemi quella porta, vigliacchi! Che vi fareste ammazzare come galline! 
Allora i colpi di scure risuonarono più spessi e più vigorosi su la porta; e dall’alto la pioggia rinfittì, ma per poco; i difensori non avevano più munizioni; cedevano; la masnada di Giorgio Comito si accorse che la difesa cessava, e levò un urlo di gioia feroce. Alcuni trovato un trave, con quello percossero sì vigorosamente la porta, che tutta la torre ne tremò. Al secondo colpo i gangheri si staccarono; al terzo le pesanti imposte, fracassate, precipitarono con orribile fragore.
Il signor Gerolamo, con la spada in pugno, pallido ed esterrefatto stava nella sala fra alcuni algozini. Gli scrivani s’erano appiattati qua e là; alcuni avevano tentato di fuggire dalle finestre, buttandosi da grande altezza. La baronessa accanto al marito, bianca ma, aveva sentito il rimbombo dei colpi di trave, e indovinato tutto. A ogni colpo sentiva stringersi il cuore in una morsa ghiacciata; poi sentì il fracasso della porta caduta, il grido di gioia feroce degli assalitori, il tumultuoso montare per la scala.
Quattro o cinque ceffi si presentarono all’ingresso della sala, armati di picche e spade. Allora il barone, voltosi agli algoziri e ad Antonio Margeri, che gli stava a lato, gridò:
- Se s’ha a morire, almeno vendichiamoci!...
E si precipitò innanzi, roteando la spada, e stornando i colpi che gli assalitori vibravano. Ma dalla scala montavano e montavano ancora altri e più inferociti, spingendo quelli che c’erano avanti; due o tre caddero feriti mortalmente dal signor Gerolamo; un algoziro cadde con la fronte spaccata; in breve la stanza fu piena di uomini, il pavimento rigato di sangue e sparso di armi; scoppiò qualche colpo d’archibuso; la stanza s’empì di fumo.
In mezzo all’urto delle armi, tra il disperato difendersi e il feroce assalire, tra i rantoli dei feriti e le bestemmie dei combattenti, la baronessa di Mongellino, bianca e serena, con una spada in mano, cercava di parare i colpi al marito. 
Giorgio Comito si fece innanzi, gittandosi come una belva addosso al barone; le due spade scintillarono, guizzarono, sibilarono; Giorgio Comito con una mossa abilissima disarmò il barone; questi mandò un grido di rabbia, quegli un grido di gioia, ed allungò una stoccata.
Molte lame nel punto stesso balenarono contro il petto del barone di Mongellino; ma nel vibrare non i muscoli forti dell’uomo incontrarono...

Luigi Natoli: – La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue. Raccolta di leggende trascritte dal volume originale Storie e leggende, pubblicato in Palermo dalla casa editrice Pedone Lauriel nel 1892. Alla raccolta è stata aggiunta la novella "La signora di Carini" pubblicata nel Giornale di Sicilia nel 1910 con pseudonimo di Maurus, "Un poemetto siciliano del secolo XVI" estratto dagli Atti della reale accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo (serie III - vol. IX - Palermo 1910) e "Storia della Baronessa di Carini (sec XVI) estratto da "Musa siciliana" con note dell'autore - Casa editrice Caddeo 1922. Il volume raccoglie quindi, a parte le altre leggende su famosi "casi" siciliani, tutto quanto Luigi Natoli scrisse sul famoso "caso" della Baronessa di Carini.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 310 – Prezzo di copertina € 21,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it. (consegna in tutta Italia a mezzo corriere) Prenota con messaggio w.a. al 3894697296 oppure manda una mail a ibuonicugini@libero.it: sarai subito ricontatto per l'acquisto.
On line su Amazon Prime e Ibs
In libreria presso La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133, Palermo)



Nessun commento:

Posta un commento