Naturalmente chi non aveva alcun
titolo nè ufficio pubblico di qualche levatura, si vedeva passar dinanzi quelli
da più di lui: e non ci voleva una grande perspicacia per indovinare,
nell’anticamera, quali fossero i poveri diavoli destinati ad aspettar lunghe ore
per essere ricevuti, e aspettare talvolta inutilmente. Si vedevano al volto
triste e rassegnato, all’aspetto dimesso e umile, quasi timoroso dinanzi al
sussiego sprezzante di quei lacchè diritti, impalati, sotto le bianche
parrucche, nella ricca livrea gallonata e ricamata, più di quella di un
ministro dei nostri giorni; o al cospetto di quei signori, che col nicchio
sotto il braccio, lo spadino dall’elsa d’oro, passeggiavano con quell’aria di
grandezza, che davano trenta o quaranta titoli facendo risuonare i ciondoli
attaccati alle catene degli orologi, pendenti dall’uno e dall’altro taschino
della lunga sottoveste di raso bianco. C’era qualche monsignore, in abito
lungo, pavonazzo, il volto rubicondo,
fresco raso; con la croce d’oro sul petto; e per contrasto qualche
povero prete di campagna, con la mantellina una volta nera, or fatta verde dal
sole e dalle piogge, e il cappello spelacchiato; l’uno e l’altro forse a caccia
di qualche beneficio; quegli per comprar, probabilmente, qualche paio di mule
per la carrozza, questi per disfamarsi. Una povera donna veniva a chiedere
grazia pel marito, gittato sulle galere per aver bestemmiato, in una giornata
di miseria e di fame. Ma v’era una dama profumata, nelle sete fruscianti, che
veniva ad accaparrarsi la benevolenza del signor vicerè per un giovane
cavaliere che aveva dato una buona stoccata a uno zio, e si trovava in
Castello... a spassarsela col castellano, in attesa di un giudizio, che avrebbe
avuto tutti i riguardi al grado e alla riputazione del nobile casato.
Ogni tanto la porta si apriva; una
persona usciva, si voltava verso l’interno, si profondeva in un grande inchino,
e se ne andava, attraversando l’anticamera con la soddisfazione di chi è
passato dinanzi agli altri, segno certo della sua importanza; e allora un altro
si staccava dai vari gruppi, senza bisogno di essere chiamato, sicuro del
proprio diritto, stabilito e sancito dal cerimoniale e dalle prammatiche.
Qualche volta avvenivano delle contestazioni.
Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Romanzo
storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi
Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee
di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado
Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi.
L’opera
è la trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La
Gutemberg nel 1913.
Pagine 880 – Prezzo di
copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna in tutta Italia a mezzo corriere) Puoi ordinare anche con messaggio w.a. al cell. 3894697296 oppure inviando una mail a ibuonicugini@libero.it. Sarai subito ricontattato per la definizione dell'acquisto.
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