Il 6 giugno di quell’anno cadeva la
festa del Corpus Domini. A Palermo era una di quelle che si celebravano con
tutta la pompa possibile, e con l’intervento di tutte le autorità: per cui
chiamava una folla enorme nel Cassaro e nelle strade che di solito soleva
percorrere. Essa segnava il principio dell’estate; e per un’antica consuetudine
quel giorno si indossavano i vestiti della stagione. La giornata però non
appariva propizia: densi nuvoloni di un color fosco, con riflessi sulfurei,
correvano pel cielo, allargandosi e diffondendosi, e dando alla luce un color
tetro e sospetto.
Si temeva la pioggia, con grave
dispiacere dei buoni palermitani, così avidi di spettacoli, perché li avrebbe
privati del piacere di vedere il Senato e Sua Eccellenza il Vicerè in gran
gala, con tutto il seguito delle alte magistrature, le guardie, gli alabardieri
di palazzo; la truppa schierata lungo Toledo... Ma forse il maggior dispiacere
era quello di non potere far mostra dei vestiti nuovi, ai quali sarti e sarte
lavoravano da un mese, per contentare i clienti. Potere indossare un vestito
nuovo è pel Palermitano un godimento al quale volentieri sacrifica anche ciò
che gli è più necessario alla vita. Chi oggi si reca a un pubblico passeggio,
non distingue il piccolo industriale, il commesso del magazzino, il bottegaio
dal signore, giacchè lo spirito democratico, cancellando nel diritto le
distinzioni di casta, si è risoluto in pratica nello scimmiottare
ridicolosamente le classi più elevate, almeno in apparenza. Un povero diavolo
che guadagna due lire al giorno, che abita una stamberga malsana, e si nutre di
fagioli, spende metà del suo guadagno in vestiti, cravatte e in andare in
carrozza; giacchè, uscendo dal vicoletto remoto e sudicio in cui abita, e
mostrandosi al passeggio in abbigliamento irreprensibile, si crea la innocente
illusione di farsi credere un signore, e di poter occhieggiare le signorine.
Nei tempi dei quali discorriamo la
separazione profonda dei ceti, la loro diversità giuridica, staccava nettamente
anche nelle fogge del vestire le classi cittadine; e al vestito si poteva
facilmente riconoscere la professione o il mestiere di ognuno.
Ma in tutti era la stessa passione di
apparir da più; in tutti la stessa vanità di parere, di sfoggiare in
vestimenta, oltre le condizioni della propria borsa. Nessuna maraviglia,
dunque, se si ricercavano le occasioni per questa mostra di vanità, e se, poi,
le carestie e le altre calamità pubbliche trovavano la massa del popolo nella
più grande miseria.
L’ora della processione si avvicinava,
e il cielo pareva avesse sospeso la minaccia di piovere. Il marito di Orsola
pensò che era tempo di uscire. Chiusero la porta a chiave e si avviarono verso
il Cassaro, attraversando uno di quei vicoli che dalla via maestra di Porta di
Castro menano al piano del Palazzo.
Per le strade c’era quell’animazione
giuliva che è il segno visibile di una giornata di festa solenne: “civili” e
popolani si recavano a prendere un posto, quali in mezzo alla strada, quali in
qualche balcone di amici o di conoscenti, sul Cassaro, o nella via dei
Cintorinai, o altrove, secondo l’itinerario della processione. La folla era
frequentemente ributtata di qua e di là della strada da una sedia volante più o
meno ricca, preceduta e seguita da volanti e staffieri, o da una pesante
carrozza che si dondolava sulle cinghie, tirata almeno da due cavalli, dalle
bardature sfolgoranti di placche e di borchie d’argento. I volanti che
precedevano, correndo dinanzi ai cavalli, facevano sgomberar il passo, con
quella inciviltà che il disagio del loro ufficio e la maggiore nobiltà della
livrea accrescevano. I pedoni si scostavano rispettosamente, molti si
scappellavano e s’inchinavano; ma quando un tariolo si cacciava fra loro, con
uno schioccar frequente della frusta e il gridare del cocchiere, allora eran
moccoli e minacce. In quelle carrozzelle non potevan esservi che uomini di
penna o piccoli borghesi.
Luigi Natoli: Calvello il bastardo – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento e inizi Ottocento, quando la Rivoluzione Francese porta in tutta Europa le prime idee di libertà dei popoli e nascono le prime Logge. Il protagonista Corrado Calvello è affiancato dal patriota e giureconsulto Francesco Paolo Di Blasi.
L’opera
è la trascrizione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice La
Gutemberg nel 1913.
Pagine 880 – Prezzo di
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