Io passavo da una sorpresa all’altra, ritrovando in quel manoscritto
una gran quantità di simboli, allusioni,
verità nascoste e riferimenti ai dialoghi di Ermete Trimegisto e al vangelo di
S. Giovanni, che avevo letto anche nei manoscritti del maestro Altotas, e pezzi dei salmi di David, e sentenze di Salomone,
il tutto confuso con cognizioni di
storia e di scienze ermetiche, in un
curioso guazzabuglio, e con più curiose spiegazioni degli antichi riti egiziani e della missione dell’Oriente nella rigenerazione umana.
Non era un sistema, ma una regola; ma uno
zibaldone di dottrina, di infantilità,
di superstizioni, che se da una parte mi faceva sorridere, dall’altra mi aprirono uno spiraglio di
luce; io vidi in un baleno che c’era da
trarne partito, che tutto quell’arruffìo
di cose poteva bene dipanarsi, e con l’aiuto dei libri di
maestro Altotas, e attingendo dalla
dottrina dello stesso Swedenborg e ai riti della massoneria, se ne poteva cavare qualcosa di nuovo, di
impressionante, di magnifico.
Quale? Non si determinava ancora nettamente. Forse un nuovo ordine. Era una cosa che bisognava pensare; e mi ci messi
a pensare; tanto che ripresi la lettura dei manoscritti, e cominciai a leggere
quello che fino allora non avevo ancora letto.
Le logge seguivano tutta la stretta osservanza, ed eran
sotto la protezione della Corte: sicchè era vano ogni tentativo di modificarle
secondo quelle idee, che con la lettura dell’opuscolo di Giorgio Cafton,
s’erano venute formando nella mia mente.
Qualche visita che vi feci mi confermò nella mia
idea, che cioè l’illuminismo, che era la dottrina di queste logge, conduceva a
una specie di ateismo sterile. Ma dove io concepii la necessità di una riforma,
fu a Lipsia, dove udii dalla stessa bocca di Scieffort, la sua dottrina. Essa
era un impasto curioso della dottrina del primo fondatore Giovanni Boheme – la
quale ammetteva che l’uomo riceveva direttamente da Dio un lume speciale, per
cui poteva da sé raggiungere la perfezione – di riti massonici, e dell’ordine
fondato da Adamo Weisshaupt, qualche anno prima, che mescolando fra loro la
dottrina dell’illuminismo e i riti massonici ne aveva cavato fuori una setta
più politica che altro; e che pretendeva poter generare il bene dalle stesse
cause che generavano il male.
Tuttavia io vi riscontravo qualche cosa che poteva
servire ai miei scopi.
Io facevo come l’ape. Andavo suggendo qua e là ciò
che mi poteva servire. Dal conte di Saint-Germain, come da Scieffort; da
Swedemborg – e da costui presi anzi molto – come da Cofton; dagli alchimisti di
cui studiavo i segreti, come dai libri di mastro Altotas; dalle mie conoscenze
di medicina come da quelle cognizioni superficiali di storia e della Scrittura;
da quella mia forza occulta, come dalle pratiche magiche di cui conoscevo i
procedimenti.
Tutto ciò doveva servirmi nella esecuzione del
disegno che già s’era fermato nella mia mente.
Una voce interna mi chiamava a compiere grandi cose;
l’avvenire si schiudeva dinanzi a me; io mi lanciai animosamente nel nuovo
cammino, con la sicurezza della vittoria...
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