Le logge seguivano tutta la stretta osservanza, ed
eran sotto la protezione della Corte: sicchè era vano ogni tentativo di
modificarle secondo quelle idee, che con la lettura dell’opuscolo di Giorgio
Cafton, s’erano venute formando nella mia mente.
Qualche visita che vi feci mi confermò nella mia
idea, che cioè l’illuminismo, che era la dottrina di queste logge, conduceva a
una specie di ateismo sterile. Ma dove io concepii la necessità di una riforma,
fu a Lipsia, dove udii dalla stessa bocca di Scieffort, la sua dottrina. Essa
era un impasto curioso della dottrina del primo fondatore Giovanni Boheme – la
quale ammetteva che l’uomo riceveva direttamente da Dio un lume speciale, per
cui poteva da sé raggiungere la perfezione – di riti massonici, e dell’ordine
fondato da Adamo Weisshaupt, qualche anno prima, che mescolando fra loro la
dottrina dell’illuminismo e i riti massonici ne aveva cavato fuori una setta
più politica che altro; e che pretendeva poter generare il bene dalle stesse
cause che generavano il male.
Tuttavia io vi riscontravo qualche cosa che poteva
servire ai miei scopi.
Io facevo come l’ape. Andavo suggendo qua e là ciò
che mi poteva servire. Dal conte di Saint-Germain, come da Scieffort; da
Swedemborg – e da costui presi anzi molto – come da Cofton; dagli alchimisti di
cui studiavo i segreti, come dai libri di mastro Altotas; dalle mie conoscenze
di medicina come da quelle cognizioni superficiali di storia e della Scrittura;
da quella mia forza occulta, come dalle pratiche magiche di cui conoscevo i
procedimenti.
Tutto ciò doveva servirmi nella esecuzione del
disegno che già s’era fermato nella mia mente.
Una voce interna mi chiamava a compiere grandi cose;
l’avvenire si schiudeva dinanzi a me; io mi lanciai animosamente nel nuovo cammino,
con la sicurezza della vittoria.
“Tutto ciò che voi credete maraviglioso, e che sia
frutto della vostra scienza, è vecchio; io lo appresi in un tempo del quale ho
perduto la memoria. Voi tramutate i metalli? Ed io li tramuto da un pezzo; voi
credete di possedere la pietra filosofale, ma vi ingannate: nessuno di voi
conosce la formula segreta del divino Ermete Trimegisto incise sopra una
colonna del tempio; perché nessuno di voi ha passato lunghi anni nella
penitenza e nel colloquio con Dio e coi sette Angeli, come li ho passati io tra
le rovine di Menfi o dentro le Piramidi misteriose, dove nessun mortale è mai
entrato: voi credete di essere immortali, ebbene io dico a voi che non passerà
un mese che Scieffort, colpito dall’ira divina, morrà.”
“La mia dottrina, che è la vera, ha uno scopo: la
rigenerazione dell’uomo; mira ad aumentare la potenza e la dignità della sua
anima; a insegnar loro, che per quanto grandi siano le cose maravigliose che
egli può vedere, siano anche i sette angeli che stanno al cospetto di Dio, egli
non deve adorarli, ma considerarli per uguali; che nel mondo degli spiriti o
egli non deve penetrare, o se vi penetra, deve parlare da maestro e dominatore
non già implorante o avvilirsi; poiché egli è stato creato a immagine di Dio,
che gli ha dato il diritto di comandare e dominare la natura. Per giungere a
questo non sono necessarie le vostre cerimonie; le vostre formule magiche; ma
un cuor puro, un animo forte, amare, far del bene e aspettare!”
Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Ricostruito nell'unica versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914.
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