Del resto da quel punto incominciava per lui
una vita nuova: Corrado Maurici, nonostante quel documento notarile, era morto,
con Dorotea. Lo stesso giorno in cui se ne affermava l'esistenza legale, incominciava
la vita Corrado figlio di ignoti: e Corrado figlio di ignoti, anche lui seme gittato
al vento della vita, doveva separarsi interamente dal passato. Separarsi? E non
era lì, in quel passato, il mistero della sua nascita, e della morte di Dorotea?
Povera Dorotea! Non poteva pensare a lei senza sentir dentro di sè l'oscuro
sospetto di un sacrificio grandissimo.
Il giorno dopo, uscendo dal quartiere, invece di recarsi dal notaio, andò a trovare don Biagio Perez. Il bravo uomo gl'ispirava una grande fiducia, per la simpatia che gli dimostrava; una simpatia paternamente affettuosa. Don Biagio, che era un uomo colto e aveva larghe conoscenze, poteva dargli uno schiarimento che desiderava. Lo trovò in casa, nello studio, intento a gettar giù la tela di una nuova commedia.
Il giorno dopo, uscendo dal quartiere, invece di recarsi dal notaio, andò a trovare don Biagio Perez. Il bravo uomo gl'ispirava una grande fiducia, per la simpatia che gli dimostrava; una simpatia paternamente affettuosa. Don Biagio, che era un uomo colto e aveva larghe conoscenze, poteva dargli uno schiarimento che desiderava. Lo trovò in casa, nello studio, intento a gettar giù la tela di una nuova commedia.
Don Biagio lo accolse con cordiale espansione:
- Oh, caro sergente! che buon vento?
Ma si accorse del volto pallido e grave del
giovane e dei segni di lutto sulla divisa.
- Che cos'è? Che v'è accaduto?
- Mia
madre! – rispose tristamente.
Don Biagio, con una sorpresa dolorosa e
compassionevole in volto, strinse le mani di Corrado, come per condolersi ed
infondergli coraggio; poi sospirò e mormorò la solita frase:
- È un passo al quale tutti siamo costretti.
Bisogna sopportare il dolore con fortezza.
Stettero un minuto in quel silenzio pieno di
parole che non si dicono; poi Corrado domandò:
- Avete
conoscenza di araldica?
- Un
po'.
- Se
vi mostrassi uno stemma, riconoscereste a quale famiglia appartiene?
- Se
è di nobiltà nostra, di Palermo, sì, certamente.
- Guardate.
Trasse dalla tasca della sottoveste la
borsetta di seta, e la porse al Perez.
- L'avete
trovata? – domandò, prendendola.
- Sì...
- E
allora non vi sarà difficile restituirla. Scudo d'argento, con sbarra
traversata all'angolo e squadra nera col vertice sopra... È 1'arme dei
Calvello....
- Dei
Calvello?
- Nobiltà
di prim'ordine. Andrea Calvello coronò re Ruggero II, da allora in poi i
Calvello acquistarono il diritto di portar sul cuscino la corona regale nelle
solennità delle coronazioni. Non lo sapete?
- Calvello
!... – ripetè Corrado sbalordito.
- Sono
duchi di Melia e baroni dell'Arenella. Oggi rappresenta la casa don Goffredo
Calvello e Eschero, che ha per moglie donna Laura Castello e Giglio. Il loro
palazzo è alla Gancia... Un gran signore. Don Antonio, suo primogenito e futuro
erede, sposò donna Rosa Caracciolo di Napoli...
Ma Corrado non udiva; dentro di sè ripeteva
quel nome con uno sgomento del quale non sapeva darsi ragione...
Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Nell'unica versione originale riveduta e corretta dall'autore e pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1913
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online.
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