Don Calcedonio aprì il
teatro, dove lo aspettavano due suoi cooperatori; dieci o dodici invece lo
aspettavano fuori e intanto guardavano il tabellone dipinto, diviso in otto
scompartimenti, che raffiguravano le imprese più salienti di Fioravante e di
Rizzeri. Una leggenda diceva “Fioravante combatte con Finaù” e più giù “Rizzeri libera Fioravante”.
- Dov’è Fioravante? È
quello? – domandò un ragazzo forse nuovo a quello spettacolo, indicando uno
scompartimento.
- Quello? Dove hai la
testa? Quello è Rizzeri, e quell’altra è la regina Biancadoro, che gli dà una
pietra preziosa… Oh che non sai che la regina Biancadoro, appena partito
Fioravante, si ricordò di un talismano che voleva dargli, una pietra preziosa,
che chi la portava addosso, non gli potevano malefizi; e che la consegnò a
Rizzeri, paladino di Francia, giunto allora allora, perché salisse a cavallo e
raggiungesse Fioravante per dargliela? E se non sai questo, come puoi capire il
resto?
- So assai della regina
Biancadoro! Se tu me lo dici…
- È facile saperlo, se tu
guardi bene le figure. Quello là è Fioravante, quando incontra tre saraceni che
conducono con sé una donzella. Essa dice: “Vergine Maria, aiutami”; e non appena vede
Fioravante, corre verso di lui, gridando: “Cavaliere cristiano, abbi pietà di
me, che sono di gentil lignaggio”. Uno dei saraceni la batte per farla
ritornare indietro. Dice Fioravante alla donzella: “Non temere che se anche
fossero cinquanta invece di uno, non ti farebbero oltraggio”. Allora dice il
saraceno: “Cavaliere, va pei fatti tuoi, e lascia stare questa damigella, se
non vuoi trovare la morte!” – Risponde Fioravante: “Ah! ah! m’incresce che tu
sia solo, e non abbia miglior compagnia, chè mi fa vergogna combattere con uno;
ma questa damigella mi chiede aiuto, ed io non posso rifiutarglielo”. Il saraceno corre a
chiamare gli altri due compagni, e torna, e assalgono Fioravante. Vedi come
egli ne atterra due? il terzo fugge. In questo altro scompartimento Fioravante
va con la damigella a una baracca, dove i saraceni stavano prima arrostendo un
pezzo di carne, e lì si toglie l’elmo. Era assai bello Fioravante! La donzella tremò, e
disse: “Cavaliere, tu hai fatto molto per me, e ne lodo Iddio, però sono in tua
balìa, fa di me quel che vuoi”. Rispose Fioravante: - “Damigella, non temere,
ch’io non brutterò il tuo onore e il mio, ma intanto mangiamo, chè ho fame, e
quelli là ci hanno preparato di che desinare”. Dopo la damigella prese a
dirgli: “Cavaliere, non ti meravigliare perché io son ridotta in questo stato:
sappi ch’io son figlia del re di Dardenna, che è in guerra col re di Balda di
nome Balante. Da tre giorni mio padre è assente da Dardenna, e io con alcune
damigelle passeggiavo nel giardino, quando fui assalita da una mano di saraceni,
che si erano appiattati lì d’intorno. Le damigelle furono rapite, io capitai in
potere di quei tre saraceni, dai quali tu m’hai liberato. Io mi son
raccomandata alla Vergine Beata, e sua mercè ho salvato l’onore e la mia
verginità; voi m’avete tratto dal vituperio, ed ora sono in vostra balìa”.
Fioravante le domandò il nome, e quella rispose: “Io ho nome Uliana, e voi,
cavaliere, come vi chiamate?”. Rispose: “Guerrino”, perché gli convenne
tramutarsi il nome, essendosi ricordato che egli era cugino di Uliana… Ma ecco che incomincia lo
spettacolo.
Gli spettatori si
presentavano, pagavano il prezzo ed entravano alla rinfusa, urtandosi e
spingendosi per prendere i primi posti, con grida, imprecazioni, male parole,
un tumulto indescrivibile. Una voce gridò dal palcoscenico:
- Oh! che non volete
finirla? Statevi zitti!
Ma si levò il sipario, e
questo fu il mezzo più persuasivo per imporre il silenzio, che si fece
repentinamente sì che non si sarebbe sentito neppure il volare d’una mosca.
Luigi Natoli: Fioravante e Rizzeri
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