Incalzando gli avvenimenti, e stimandosi prossima la insurrezione di
Palermo, Rosolino Pilo chiese a Garibaldi armi, munizioni e denaro, per correre
in Sicilia e mettersi alla testa del movimento; sperando che il Comitato
nazionale pel Milione di fucili,
avrebbe fornito ogni cosa; che a lui si sarebbero associati Nino Bixio e Giacomo
Medici; e che Garibaldi, cui facevano capo gli esuli siciliani, a un avviso,
sarebbe corso in Sicilia, come aveva promesso. Ma Garibaldi, non credendo
maturi i tempi, lo dissuase. La sua lettera è del 15 marzo 1860. Rosolino Pilo
non ebbe nulla dal Comitato, né un fucile né un soldo; e non ebbe il concorso
degli amici: ebbe invece lettere da Palermo che l’avvertivano tutto esser
pronto. E il 26 marzo egli e Giovanni Corrao, soli, senz’altre armi che le loro
rivoltelle, delle bombe tascabili e pochi fucili; con poco denaro fornito da
Mazzini e dagli Orlando; coli col loro coraggio, con la loro fede, con la virtù
del sacrificio; nella paranza di Silvestro Palmarini, pilota Raffaele Motto,
salparono argonauti della libertà, da Genova, affrontarono le tempeste del
Tirreno, videro la piccola nave minacciata, rischiarono di cadere su le spiagge
napoletane; stettero quindici giorni tra cielo e mare con la morte sospesa
sopra di loro. Rosalia Montmasson moglie di F. Crispi, era andata in Messina
prima di loro, per avvertire e concertare con gli Agresta ogni cosa per lo
sbarco; ma per ragione delle tempeste, sbarcati con grande ritardo, il 10 di
aprile, a Grotte sul lido messinese non vi trovarono chi secondo il convenuto
doveva aspettarli. Videro però i cannoni regi della cittadella bombardare
Messina.
A Barcellona un vecchio liberale, pauroso degli
apparati del governo, li consigliò di non proseguire, comunicando che la
rivoluzione di Palermo era fallita: rispose fieramente il Corrao non esser
venuti in Sicilia per ritornare indietro, e che avrebbero preferito consegnar
la testa al carnefice, piuttosto che esular novamente: eran venuti per la
rivoluzione e l’avrebbero fatta, tanto più che forse in quell’ora Garibaldi si apprestava a venire. Pilo abbracciò
il compagno.
Ripreso il cammino, per dove passavano,
convocavano i giovani, li esortavano a prendere le armi,
insegnavano a costruire bombe; accendevan dovunque fiamme di libertà; e d’ogni
cosa ragguagliavano con lettere ardentissime i fratelli Orlando,
Garibaldi, Bertani, Fabrizi.
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul risorgimento siciliano.
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