La copertina di questo romanzo è, come tutta la collana di Luigi Natoli, illustrata da Niccolò Pizzorno.
Egli ha saputo, in una immagine, sintetizzare il personaggio.
Tullio Spada non si vede: il suo viso è avvolto dalla bandiera della Carboneria: i nostri tricolori
indicano le virtù cardinali; il nero o carbone, è il simbolo della fede; il
turchino, o fumo, è il simbolo della speranza; il rosso, o fuoco, è simbolo
della carità.
La Carboneria infatti, avvolge improvvisamente e per sempre la vita del protagonista.
Alle sue spalle una delle coccarde che simboleggiò i movimenti carbonari del 1820 e che noi editori abbiamo avuto la fortuna e la gioia di trovare e fotografare al Museo di Storia Patria di Palermo.
Altre grida di
approvazione risonarono per l’aria. Un frate che fino a quel momento era stato
ad ascoltare, levò in alto le mani, e con voce potente, dominando il tumulto,
esclamò:
- Ha ragione, nessun
deputato per Napoli! Vogliamo l’indipendenza! Figliuoli miei, giuriamo!
Giuriamo di essere costanti e forti; o indipendenza, o morte!
Queste parole parvero un motto, un’impresa, un vessillo; nel loro ritmo poetico esprimevano il pensiero e il sentimento comune; la folla le ripetè, le fece sue, le adottò come grido di guerra. Alzando la mano, come per chiamare Dio in testimonio, gridò:
- Viva fra Gioacchino! viva!... O indipendenza o morte!
Questo giuramento, in quell’ora, fra le lampade che splendevano nei balconi, sulle piramidi, sugli archi, aveva qualcosa di grande e di suggestivo; si ripercosse, volò, si diffuse; agitò gli animi, sollevò entusiasmi e ardori guerreschi.
Un grazie quindi a Niccolò Pizzorno per avere rappresentato con tanta bravura uno dei romanzi più toccanti di Luigi Natoli.
Braccio di Ferro avventure di un carbonaro.
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