Uscendo dalla stanza del
Procuratore, don Paolo pensava al sugo di quel dialogo; bisognava riferire
addirittura che il Lanza era l’assassino del Lo Giglio. Tutte le apparenze
erano invero contro di lui, ma egli si arrestava dinnanzi al contegno di Corrado,
che gli pareva veritiero. Aveva un orrore per gli errori giudiziari. Nel
dubbio, preferiva non concludere per la reità. Certo Corrado era cospiratore;
ma chi non cospirava in quei tempi? L’indipendenza del Regno e una riforma
erano nelle menti di tutti; ma da ciò a crederlo colpevole di un delitto ce ne
voleva. E il cuore gli diceva che egli non era il reo. Ma i verbali della
Polizia? Ah buon Dio! come ritenerli infallibili, quando essa ricorreva alla
tortura, contro la quale egli si ribellava? E se il presunto reo sotto
l’acerbità della tortura confessava di aver commesso il delitto, del quale era
innocente? Corrado era vittima di circostanze che sfuggivano a lui; ma poteva
darsi che egli conoscesse l’uccisore.
Queste cose pensava,
recandosi col suo cancelliere alle carceri, dove giunto, fece chiamare Corrado.
Aveva concertato il suo piano.
Luigi Natoli: Chi l'uccise? Romanzo storico siciliano.
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Prezzo di copertina € 13,50 - Pagine 122
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