Giungevano altre notizie più precise.
Realmente erano stati gli ottanta servi di Publio Canio che, uccisi il padrone,
la moglie e i figli, erano fuggiti, ritirandosi sopra il monte Capriano,
dove altre torme di servi erano andati ad ingrossarli. Si diceva che i ribelli
ascendevano a due o tre migliaia. Ma oltre questo, i servi non poterono
raccogliere altro. I padroni, temendo il propagarsi del contagio, si erano
messi d’accordo per non far divulgare alcuna notizia; ma che le cose volgessero
gravi, si vedeva dall’inquietudine di Caio Cecilio, dai provvedimenti che
prendeva per impedire che i suoi servi s’incontrassero con altri, per isolarli;
da un maggior rigore nella sorveglianza; da nuovi e più saldi catenacci alla
porta dell’ergastolo; dall’aumento dei custodi. Ma più che da questi
provvedimenti, dalla stizza con la quale parlava dell’incapacità del Pretore,
che aveva in gran parte rimandate le milizie, credendo con la uccisione di
Oario di aver domata la ribellione, mentre avrebbe dovuto distruggerne i
focolari. Eccolo ora costretto a racimolare gli stanziali sparsi nelle
principali città. E forse non avrebbe fatto neppure questo, se Caio Cecilio e
gli altri proprietari, di qualcuno dei quali i fondi confinavano col territorio
di Eraclea, non fossero andati a protestare, e a minacciare il Pretore di
accusarlo al Senato Romano.
Ma se si era potuto impedire il
diffondersi delle notizie, non si era potuta nascondere la partenza del
Pretore. La quale aveva naturalmente fatto pensare che l’esercito dei ribelli
doveva essersi ingrossato. Il che accresceva il fermento nei servi, e ne
fomentava le speranze. Ogni sera, prima di rientrare nell’ergastolo,
interrogavano Atenione: ed egli grave, e con l’aria di chi penetra i segreti
dell’avvenire, rispondeva sempre:
- Aspettate, non è l’ora. Stamane ho
visto certi segni che davano come certa l’insurrezione, ma non ora. Aspettate.
I servi avevano piena
fiducia in lui, e aspettavano; ma la sera, nell’ergastolo, si abbandonavano a
fieri propositi. I nuovi rigori di Caio Cecilio, i castighi più gravi che egli
faceva infliggere per atterrirli, credendo così di togliere loro dal capo
qualunque velleità di ribellione, accrescevano invece l’odio. C’era chi parlava
di eccidi. No: non bastava spezzare i ferri e fuggire: bisogna vendicarsi di
tutti i torti patiti, farli scontare a Caio Cecilio e a tutta la famiglia. Queste
minacce fecero rabbrividire Elio; non già per Caio Cecilio e gli altri membri
della famiglia, ma per Cecilia...
Luigi Natoli - Gli schiavi.
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