(Fa parte del volume: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro, I morti tornano..., Chi l'uccise? - Tre romanzi del Risorgimento italiano di Luigi Natoli)
I due manigoldi lo
afferrarono pei polsi, lo buttarono sopra un cavalletto, lo legarono
solidamente con corde, che attaccarono una di qua, una di là a due anelli infissi
alle pareti, in modo che egli stava con le braccia aperte, come se fosse in
croce. Gli imprigionarono le gambe con altre corde a un terzo anello.
Corrado guardava con un
oscuro sgomento in cuore, non sapendo a che fine approdassero. Era certo che
non lo bastonavano, perché nella sua situazione non si aspettava questa specie
di tortura. S’aspettava un supplizio diverso, ma ignorava quale, non vedendo
alcuna sorta di strumenti. Guardava, aspettava e tremava. Uno dei manigoldi
prese un bicchiere, lo capovolse sull’ombelico nudo di Corrado, e tolto da un
piccolo cartoccio uno scarafaggio, lo cacciò sotto il bicchiere. L’insetto
cercò di fuggire, ma incontrò l’ostacolo del vetro; si aggirò, e sempre toccò
il bicchiere che la guardia teneva fermo. Cominciò una corsa su se stesso
dentro il breve spazio che lo conteneva.
Corrado da prima aveva
sorriso di quella strana tortura, e al sentire solleticarsi l’ombelico,
cominciò a ridere, a scotersi, a dimenarsi. A mano a mano però che l’insetto più
annaspava con le zampe, il suo riso diventava amaro, e convulso. Il Commissario
lo interrogò:
- Perché avete ucciso il
Lo Giglio?
- Non sono stato io – disse
Corrado tra le convulsioni che lo sconvolgevano.
Lo scarafaggio era
invaso dalla follia; girava e girava sulla nuda carne, tormentato e
tormentante. Corrado aveva il volto infiammato, i suoi muscoli balzavano, si ritraevano,
si gonfiavano per lo spasimo; il suo riso si era mutato in una smorfia angosciosa,
i suoi occhi rossi, infocati, lagrimanti, parevano che schizzassero fuori
dall’orbita. Egli non aveva più senso di vivere. Urlava.
Il Commissario diceva
con crescente rabbia:
- Figlio di cane, perché
hai ucciso il Lo Giglio?
Ma Corrado non poteva
dire nulla; faceva con la testa dei segni spasmodici, che il Commissario
traduceva a suo modo. Sospese la seduta.
- Domani parlerà; la
lezione gli ha giovato. Conducetelo in cella e che non parli con nessuno.
Corrado fu accompagnato
per le ascelle.
Egli non poteva
camminare; sentiva ancora le zampette dello scarafaggio nelle carni nude, si
contorceva, e si voleva buttare per terra. Lo abbandonarono lì, nella celletta,
come un fagotto.
Luigi Natoli - Chi l'uccise?
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Volume con illustrazioni interne di Niccolò Pizzorno.
Per ulteriori informazioni: ibuonicugini@llibero.it - www.ibuonicuginieditori.it
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