L'istruttoria del processo contro la “Filanda” scoperse
una serie di delitti veri o supposti, compiuti dalla vecchia maliarda. Donne tradite, uomini
caduti in peccato, madri che videro i figli deformati, attribuirono le loro
sventure alle arti della fattucchiera, e ne portarono le prove. In una casa fu trovato un uovo trafitto da un centinaio
di spilli tutti intorno; in un'altra un limone. I testimoni interrogati
deposero sugli scongiuri, sulle evocazioni diaboliche, sui sacrilegi compiuti
dalla Filanda; anche la signora Clara Stella, colta da una paura superstiziosa,
tremando, confessò le pratiche spaventevoli a cui era stata condotta. Nessun dubbio quindi che la vecchia era in
commercio col demonio, e che con le sue arti avesse anche perduto delle anime.
I giudici della corte arcivescovile si convinsero che l'aberrazione amorosa di
don Gregorio Fiordimonte per una cortigiana non fosse che il prodotto di una
fattura diabolica.
La vecchia fu sottoposta alla tortura per rivelare come e
quando aveva stretto il suo patto col diavolo: ella dapprima negò; ma i
tormenti della corda, tra le strida disperate di dolore, le strapparono anche
la confessione di quel segreto fantastico patto. Ella confessò ancora di aver
commesso tutte le scelleratezze di cui la superstiziosa credulità dei giudici
l'accusava: confessò ciò che volevano, battendo i denti, con gli occhi
esterrefatti. pur di abbreviare quei supplizi.
Fu condannata a morte.
La signora Clara Stella avrebbe dovuto esser chiusa in
una cella delle carceri arcivescovili: ma dichiarò di essere incinta; un
medico confermò; gli scrupoli di perdere un'anima innocente salvarono la
cortigiana da una reclusione peggiore della morte: essa fu mandata nel reclusorio
delle ree pentite a S. Maria Maddalena, ad aspettarvi il parto.
La
vecchia fattucchiera fu impiccata il 17 di agosto, tra una folla di curiosi che
coprì d'urli feroci e di invettive oscene le convulsioni dell'agonia.
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