C’era una folla straordinaria nel grande salone dei ritratti; dame riccamente
vestite, coi capelli incipriati, alti sulla testa in ingegnose e complicate
pettinature, luccicanti di gioielli che scintillavano fra le trine, come stelle
tra nubi vaporose, cavalieri in gran sussiego con uniformi ricamate in modo
inverosimile, o con vestiti civili, non meno ricchi; i ministri del Sacro
Consiglio, quelli del Patrimonio, i magistrati della Gran Corte, il Senato:
toghe rosse, cappe lunghe e corte, grandi collari alla Spagnuola, parrucche a
boccoli, o lisce, col codino legato da un nastro; qualche volto aveva la barbetta
corta a mezza guancia, come la portava il re: i più erano interamente rasi. Si
distinguevano le uniformi rosse degli ufficiali inglesi, e le cappe violacee
dei prelati. Il gran maestro delle cerimonie introduceva via via, secondo
l’ordine gerarchico, signori e dame.
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e
La regina stava nel gran
salone, che pochi anni dopo il re fece dal pittore Velasquez decorare con le
imprese di Ercole: ella sedeva sul trono, sotto un padiglione azzurro sparso di
fiordalisi d’oro, circondata dalle sue dame d’onore, che portavano a la spalla
il nastro cremisi, fermato da uno spillo d’oro a foggia di giglio sormontato
dalla corona; e dei gentiluomini di camera in uniforme. Accanto a lei sedeva la
principessa ereditaria Maria Clementina; e più indietro le principesse reali Maria
Amalia e Maria Cristina. Dietro le principesse si vedeva, dominatrice, nella
consapevolezza della sua perfetta beltà lady Hamilton, e vicino a lei sir John
Acton, divenuto primo ministro e arbitro del regno in grazia del favore di
Maria Carolina. Era un po’ pallida e grave, tra per la morte del piccolo
Alberto, che le era spirato fra le braccia durante la traversata del Vanguardia, tra per le notizie giunte
allora da Napoli con altri profughi, che davano il regno come perduto. Porgeva
la mano con gesto regale, e trovava da dire qualche parola a ciascuno, un
complimento, o un consiglio, o una esortazione, qualche volta un po’ tagliente.
Al padre provinciale dei teologi, per esempio, disse:
- Meno letteratura,
padre, e più religione, perché è questa quella che manca.Luigi Natoli - I mille e un duelli del bel Torralba - www.ibuonicuginieditori.it
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