lunedì 28 settembre 2015

Luigi Natoli nel romanzo L'Abate Meli: le catacombe dei Cappuccini di Palermo.

Il convento piccolo e all'aspetto po­vero, si mostrava aderente alla chiesa; alto due piani, con le finestrelle picco­le; e sovrastava alle famose sepolture o catacombe, ove i cadaveri, ridotti in scheletri vestiti di sacco o di roboni, stanno schierati in più ordini. Spetta­colo triste e nel contempo riprovevole e ridicolo dell'uomo, in atteggiamenti, che tolgono all'onestà della morte ogni grandezza ed ogni profondità di mistero. Ma in quei tempi, pareva ren­dere ai vivi l'orrore della vita, con lo spettacolo orrendo di quel che diverremo: ossa e null’altro. L'illusione che sotto la pietra e dentro la bara, il cor­po rimanga intatto, si distrugge; le os­sa sono tutte simili e noi non ricono­sciamo le fattezze amate nei sogghigni dei teschi.
Luigi Natoli

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