venerdì 25 settembre 2015

Luigi Natoli: prefazione dell'autore di "Giovanni Meli studio critico" inserito nel volume L'Abate Meli.


Se qualcuno avesse voglia di scrivere una biografia melica, troverebbe innanzi a sé un numero considerevole di critici e letterati abbastanza conosciuti che fan testimonianza di quanto studio sia meritevole questo nostro poeta. Ma si accorgerebbe ancora che nessuno di tanti critici ha pensato di esaminare il Meli da quel lato onde è meritamente grande: chè ognuno o partendosi da preconcetti, o rimanendo a la esteriorità de le poesie, o togliendo a esaminare alcuna de le doti de la forma, non è penetrato a scoprire quel che ci sia sotto al sorriso bacchico di questo nuovo pagano, e donde provenga questo sorriso.

Lo stesso De Sanctis, ne la sua conferenza guarda il Meli ne la sola Fata Galanti, componimento giovanile che manca di quella maturità filosofica, o meglio scientifica, che domina le Bucoliche e le Odi.

Ma per conoscere il Meli non basta nemmeno leggere tutte le poesie; Egli non ci rivela che una parte di sé stesso. Si vuol leggere anche le lettere in parte inedite, i numerosi manoscritti, il suo lavoro scientifico su la Natura, tutti quei pezzi di carta, che paiono insignificanti, ma che contengono un pensiero, un’idea, una parola del grande poeta, pensiero, idea, parola che illustrano, che finiscono quanto si contiene nelle poesie.

Tutto questo tesoro di documenti esiste ne la Biblioteca Comunale di Palermo in diciotto volumi, eredità preziosa, che ci narra tutta la vita del Meli; vita che pare un sorriso perpetuo ed è una lotta sanguinosa.

Lo studio critico che io affido per le stampe si ingegna di presentare il Meli dal suo vero aspetto; e perché quel che verrò dicendo non paia gratuita affermazione, ho illustrato il mio lavoro con l’aiuto dei manoscritti. E qui, poiché mi si potrebbero muovere degli appunti, m’affretto a dichiarare che io non ho inteso né di scrivere una vita, né di illustrare i tempi del poeta; ma semplicemente e puramente di esaminare nel modo più completo donde e come proceda l’arte sua, perché egli indipendentemente dal suo genio poetico sia sempre una grande figura de la nostra istoria letteraria, perché egli sia grande non solo come poeta ma come scienziato.

Forse a tanto non sarò pervenuto; che le molestie e le cure affannose de la mia vita han turbato sovente quella serenità d’animo necessaria al critico; ma ho fede, se non altro, che questo mio studio scuota un po’ i letterati di Sicilia, perché ci arricchiscano e presto di un lavoro più completo e più finito. Lavoro, a cui da un pezzo io avevo messo mano, ma al quale non ho potuto più attendere, costretto come sono a un’arida e pesante fatica che mi dia il pane cotidiano.

Ed ora non mi rimane che salutare il mio libretto, e augurargli che il ceto dei critici sia con lui meno arcigno e anche... ho a dirla? Meno partigiano.

Palermo, Novembre 1882.

Luigi Natoli (Maurus)

Tratto da: Giovanni Meli studio critico pubblicato nell'anno 1883 dalla tipografia del giornale Il Tempo e pubblicato per la prima volta in unico volume al romanzo L'Abate Meli da I Buoni Cugini Editori.

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