martedì 23 aprile 2024

Luigi Natoli e le rivolte in Sicilia: Fuori don Ugo! Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano.


Tumultuando, preceduta da un frate, che si fermava sulla soglia, la folla usciva dalla chiesa di San Domenico, gridando: 
- Morte ai giudei! Morte ai marrani! 
Il frate ritto, enfatico, alzando il Crocifisso, gridava: 
- Andate, sterminate questi figli del demonio!... Uccisero il Signor nostro, ora uccidono i suoi sacerdoti! Carne d’inferno, che essa piombi nell’inferno! Nessuna pietà! La pietà per loro è delitto di fronte a Dio! pensate che la loro presenza appesta la città: essi vi attirano i demonii a legioni; vi empiono le case di spiriti; vi avvelenano l’anima; vi rapiscono i figli, fanno della città il regno di Satana; e di voi, dei dannati!... Sterminateli, se non volete che il sangue di Gesù cada sopra di voi e sopra i vostri figli!”
La folla ruggiva: uomini, donne eccitati da quelle parole, parevano in preda a una ebbrezza sanguinante. Dov’erano i marrani? Luccicavano coltelli e spade; e chi non aveva armi raccattava ciottoli e se ne empiva le tasche e il mantello. Uscendo dalla chiesa, si divideva per le strade, come torbidi rivi da una scaturigine, urlando e cercando dovunque. Uno gridava: – “Eccolo! Eccolo!” – Indicava un uomo che fuggiva col terrore della morte alle calcagna. Volava un sasso, più sassi; uno di essi lo coglieva al capo. – “È caduto!” – esclamavano con gioia feroce i forsennati, e gli correvan sopra avidi di strage: – “Per carità! Son cristiano!” I coltelli balenavano: di quello che era stato un uomo, non restava che una massa informe sanguinante, e la folla gli passava sopra. 
Altrove un altro grido: – “Questa è una casa di marrani!” E la folla assaliva con impeto la casa; sfondava le porte, invadeva le stanze, le saccheggiava; quel che non poteva portare, fracassava, gittava dai balconi con gran fracasso, sulla strada. I più feroci frugavano, snidavano la famiglia atterrita, supplicante invano. Il fanatismo religioso aboliva la pietà, e le mani gavazzavano nel sangue. 
Il tumulto s’andava propagando per la città; e intanto dallo Steri il vicerè usciva con la cavalcata dei suoi ufficiali, delle magistrature del regno, per acclamare il nuovo re. I suoi consiglieri avevano espresso il parere, che era necessario affrettare questa acclamazione: non potendo emanare nessun atto in nome di un re già morto da più di un mese. Quando il corteo giunse in vicinanza della loggia dei Pisani, ne sboccava la folla schiamazzante: e le grida di Viva re Carlo! si mescolavano stranamente con quelle di morte ai marrani! 
Al vedere il corteo, la folla, non capendo a prima vista di che si trattasse, si fermò sospettosa; ma ecco una voce gridare di tra essa: 
- Che state? Non vedete che è il vicerè? Ecco il vero nemico!... che marrano, che giudei!... Il vero giudeo è quello che ci affama!... è quello che ci toglie il pane dalla bocca!... è quello che strazia il regno!... è lo straniero!.... Fuori don Ugo!...
Allora, con uno di quegli improvvisi mutamenti la folla cominciò a gridare: 
- Fuori don Ugo!... fuori il nemico nostro.
E avanzò minacciosa. Il vicerè impallidì, fermò il cavallo, fece un cenno come per parlare; ma quella si avanzava, circondava i primi cavalieri, stringendoli, afferrando i cavalli per le briglie. Altre grida incitatrici risonarono sul tumulto: 
- Fuori le gabelle! Fuori il malgoverno!...
E migliaia di bocche ripeterono quel grido formidabile. Don Ugo non era vile: aveva combattuto da prode nelle guerre d’Italia, e dopo la prima impressione, si era sentito avvampare dall’ira. Ma aveva con sé pochi uomini; e questi disordinati, isolati, stretti dalla folla che aumentava, eccitata dalle sue stesse grida, dimentica dei marrani e della fede cattolica, per non ricordarsi che dei patimenti sofferti in quegli anni: l’odio accumulato risorgeva; traluceva negli sguardi, nei gesti, nelle voci concitate. Don Ugo si accorse che non era più plebe minuta e scomposta quella che gridava. V’erano artigiani, mercanti e gentiluomini. Non c’era altro a fare che cedere ai suggerimenti dei suoi consiglieri, che pavidi, e sentendosi avvolti nello stesso odio, lo consigliavano di ritornare allo Steri. E così fece. Alla folla sembrò di aver riportato una vittoria. Gli tenne dietro gridando: 
- Fuori le gabelle! Fuori il capitano!...
Il capitano giustiziere era Luca Barbieri. Questo grido l’aveva suggerito qualche cavaliere per protesta contro i Capibrevi; ma la folla lo fece suo per le prepotenze e le ingiustizie commesse dal capitano, strumento delle vessazioni del vicerè. Bisognava cedere, anche apparentemente, dicevano i consiglieri, affrettandosi verso lo Steri. Sulla porta del quale, don Ugo, voltosi alla moltitudine, disse a voce alta: 
- State tranquilli... non offendete Dio e il re. Licenzierò il capitano, e toglierò la gabella sulle farine! Andate, e acclamate a re Carlo, signor nostro!...
Entrò e si chiuse. La folla stette alquanto intorno al palazzo, vociando: poi si sparse per la città, ripetendo le sue grida. 
Mastro Iacopo, raggiunse Giovan Luca sotto la loggia dei Pisani, soddisfatto, e gli disse: 
- Eh! il colpo è riuscito!...
- Sì, ma questo è solamente il primo. Non bisogna contentarsi delle promesse di chi non ha nessuna autorità. Occorre vigilare, e stare in arme. 
E intanto fra Girolamo da Verona, che predicando aveva suscitato il tumulto con la speranza di far uccidere tutti gli ebrei convertiti, vedeva frustrate le sue speranze: e rientrava nel convento con l’animo invelenito contro la folla, che non aveva più fede; e che invece di farsi merito all’anima purgando la città dalla sozzura giudaica, pensava agli interessi materiali. Tutti pagani! Tutti peggio dei saraceni e dei giudei! Ci voleva il fuoco di Dio per distruggere quell’empia città! 


Luigi Natoli: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo degli inizi del 1500. L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924 e raccolto per la prima volta in unico volume ad opera de I Buoni Cugini editori. 
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
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