giovedì 11 aprile 2024

Luigi Natoli e le rivolte in Sicilia: Guglielmo, in preda a una viva angoscia, cercava uno scampo... Tratto da: Gli ultimi saraceni. Romanzo storico siciliano.

Guglielmo era nelle sue stanze; esaminava un grazioso cofanetto di avorio, opera mirabile di pazienza e di gusto di artefice arabo, che gli era stata donata quella mattina. Ammirava il delicato ricamo delle intarsiature, che moltiplicavano e intrecciavano con belle invenzioni le forme geometriche con svolazzi di fogliami e fiori e uccelli e mostri immaginari, tolti forse a decorazioni greche. Egli forse pensava all’uso cui poteva destinare quel cofano; probabilmente a conservare essenze odorose o unguenti e pomate per l’abbigliamento; era in verità da farne un dono alla sua favorita, per rimeritarla della sua devozione e del suo amore.
Da qualche tempo il re s’era dato alle cure del regno: aveva tratto di prigione non solo, ma restituito al suo ufficio, e ricompensato anche con donativi, messer Matteo de Ajello; aveva nominato suo familiare Adenolfo, il fedele maggiordomo dell’Almirante; creato capitano di un drappello di guardie Filippo Manselli; restaurate alcune cariche di corte, e introdotti nuovi eunuchi e milizie saracene. I due gaiti Pietro e Martino avevano preso nuova e più larga autorità; la regina, senza averne l’aria, senza pesar menomamente, in apparenza, dominava la corte, e aveva fatto nominare arcivescovo messer Walter of Mill precettore dei principi reali. Ma astuta e resa esperta dall’esperienza si era tirata nell’ombra e del nuovo vigore del re, di questo suo ridestarsi alle faccende del regno, si dava merito o demerito alla “greca” – come chiamavano la nuova favorita del re. La “greca” volgeva a suo piacimento il cuore del re. Ella regnava di fatto. Così dicevano: ma i baroni aggiungevano che la “greca” era lo strumento dei due gaiti. 
L’ombra di Majone si proiettava attraverso i due gaiti e la bella greca nell’opera del re. 
Messer Aristippo, che col conte di Marsico continuava a stare nei consigli del re, e cercava talvolta di temperare qualche violenta risoluzione, aveva una certa libertà di accesso negli appartamenti reali; cosicchè non gli fu difficile, sebbene l’ora fosse insolita, entrare e interrompere l’esame e il godimento regio. 
Il suo aspetto doveva certamente esprimere la inquietudine del suo animo; perchè il re gli domandò: 
- Ebbene? Che cosa avete dunque?...
- Non vi hanno nulla riferito, messer e signor nostro?
- Che cosa avrebbero dovuto riferirmi?
- Signore, la città si agita. Ho veduto io degli assembramenti d’uomini armati; ne ho veduti dinanzi le torri baronali; ho anche incontrati cavalieri in tutta armatura, come se dovessero andare alla guerra: e che io sappia, voi non avete bandito il servizio militare dei baroni...
Guglielmo lasciò stare il cofanetto, e guardò messer Aristippo con quei suoi occhi sfavillanti, che erano indizio della collera che cominciava a gonfiargli il cuore. 
- Che cosa vogliono? – domandò stringendo le mascelle.
Ma l’arcidiacono di Catania non lo sapeva: intuiva che si preparava qualche cosa di grave; e certamente contro il re, chè non v’era altri cui combattere; ma per quali nuove ragioni o pretesti, sfuggiva al suo giudizio. 
Ma il prelato non aveva ancora spiegato i suoi dubbi al re, che la porta della stanza si aprì, e irruppero i principi reali Simone e Tancredi, con cipiglio risoluto. 
Guglielmo balzò in piedi, non già per paura, ma perché gli parve un pregiudizio per la sua autorità e dignità. A nessuno era lecito presentarsi al re in quel modo, e senza averne avuto licenza; l’atto dei due principi era una violazione di leggi e una mancanza di rispetto. L’ira del re, già gonfio dalle notizie, non ebbe più ritegno. Sollevando i pugni minacciosi gridò ai suoi congiunti: 
- Chi vi ha concesso di entrare? Come osate venirmi così dinanzi?
Ma il principe Simone non mostrò alcuno sgomento di quell’impeto, e con fredda calma rispose: 
- Messere e fratello, non è più luogo di domandar licenza, dovreste accorgervene!... Guardate!
E col braccio steso, indicò gli uomini armati, che già apparivano dal fondo delle stanze. 
Il re conobbe subito alla testa di tutti il conte di Alesa e Roberto di Bovo, che venivan con le spade ignude. Allora gli cadde l’ira; stimandosi perduto, con uno di quei subiti passaggi così consueti in quell’indole, mutò l’ira in paura. Rivoltosi al fratello e al nipote e a messer Arrigo, che, attonito di quanto vedeva, pensava pur di mettere in salvo la sua pelle, Guglielmo gridò: 
- Fermateli!... No!... quelle spade, no!... A me le guardie!...
- Non ci son più guardie! – disse freddamente il conte Simone, – il castello è in poter nostro. 
- Ah! son tradito!... son tradito! – urlò con ira e spavento il re, non sapendosi risolvere, e perdendo anche la dignità di saper affrontare regalmente il pericolo. 
Messer Aristippo non sapeva che fare; balbettò qualche parola; ma intanto giungeva d’in fondo dalle stanze il mugghìo impetuoso dell’assalto; uno strepito d’armi, un gridio confuso, un urtare e rovesciare di porte. E pareva che tanto e spaventevole rumore si diffondesse per tutto il palazzo, giungevano di più lontano urli e fracassi di combattimento. 
Guglielmo smarrito, in preda a una viva angoscia, guardandosi intorno, cercava uno scampo. Dov’erano i suoi eunuchi? Dove la guardia saracena? Era solo, in balia della ribellione. Con gli occhi spalancati, guardava la porta d’onde erano entrati i due principi, e che era rimasta aperta. Vide empirsi le stanze d’una folla armata, violenta, che s’incalzava: parevano i più, cavalieri. Egli riconobbe innanzi a tutti il conte di Alesa e Roberto di Bovo con le spade ignude. 
Era finita! 


Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di Guglielmo I e di Matteo Bonello. 
L'opera, per la prima volta pubblicata in libro ad opera dei I Buoni Cugini editori, è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 5 agosto 1911. Il volume include da una ancor più rara ode a Willelmo I composta dall'autore nell'aprile del 1881. 
Pagine 724 - Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Il volume è disponibile:
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