martedì 28 novembre 2023

Luigi Natoli: Palermo era difesa da un esercito di santi... - Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli 1500-1700

Palermo era difesa da un esercito di santi, e aveva settanta patroni: S. Mamiliano, S. Sergio, S. Agatone, e in generale tutti i santi palermitani, o creduti tali; le sante vergini, S. Cristina, S. Oliva, S. Agata, S. Ninfa, poi nel 1624 relegate in disparte per lasciare il posto a S. Rosalia, la “Santuzza” per antonomasia; S. Francesco di Paola, SS. Cosmo e Damiano, S. Michele Arcangelo, e finalmente l’Immacolata, in onore della quale i frati minori avevano ottenuto molti privilegi, e nel secolo XVIII in ispecie facevano in suo onore una processione con grandissimo concorso di popolo festante e di moltissimo consumo di “cubaita” e di “pietra fendola” e di focacce. Per chi non è palermitano dirò che la “cubaita” (voce araba) è un dolce composto di sesamo cotto nel miele, saporito al palato, e la “pietra fendola” (parole latine: fendola viene da fendere) è un altro dolce composto di mandorle abbrustolite, di bucce d’arancia cotte nel miele e indurite, ma che si squagliano in bocca.
La religione si esplicava nelle pratiche prescritte dal Catechismo, nelle processioni, che erano numerosissime, negli atti di penitenza e di tutte quelle funzioni della Chiesa che si compivano come scomuniche, benedizioni, ecc. 
Nulla si può immaginare di più spettacoloso di quello che fossero le processioni in quel tempo; non c’era Chiesa né convento che non intervenisse a quella di una chiesa o di un altro convento, e spesso recando il proprio fercolo o, come si dice a Palermo, bara, o un cilio, o gonfalone. Celebre era la “Casazza” così detta dai Genovesi nel Trecento o nel Quattrocento, che consisteva in una processione figurata della Passione di Cristo, con personaggi che rappresentavano quelli del Vangelo la quale si diffuse con lo stesso nome di Casazze nell’Isola. E grandiose erano quelle del Corpus Domini e quella di S. Rosalia, che successe a S. Cristina. Vi intervenivano tutte le Confraternite, tutti i conventi, tutto il clero, con una infinità di bare e cilii, e spesso, nel portare la bara che era pesantissima, i confrati scherzavano con essa; quelli dei SS. Cosmo e Damiano, per esempio, che reggevano le aste, ogni tanto descrivevano un cerchio di cui la bara era il centro, ed era tanto veloce, che se non c’erano pronti altri confrati, quelli trasportati dal giro andavano per terra gli uni sugli altri. C’erano le bare di S. Francesco d’Assisi e di quelli di Paola, di S. Giuseppe, di S. Giorgio, di S. Cristoforo, insomma di tutti i santi: ultima veniva la bara di S. Domenico, che rimase in proverbio: l’urtima vara è Sannuminicu. Per dire che una cosa arriva l’ultima. 
Solevano i nobili accompagnare il Sacramento a cavallo, ma nel 1595 il Pretore conte del Carretto prescrisse che andassero a piedi, poi l’uso si estese per ogni santo, e diventò costumanza. 
La novena per la nascita di Cristo fu invenzione del padre Mariano Lo Vecchio con luminarie e prediche, prima nella chiesa del convento di S Cita. Egli istituì la processione del Rosario, il recitare del Rosario in coro e la divozione di prendere un santo il primo giorno dell’anno per proteggere una persona tutto l’anno. Morì nel 1581.
Nel 1614 fu condannato nel capo un malfattore impenitente; di ciò impressionati, i confrati di S. Girolamo deliberarono di pregare per l’anima dei condannati; e così sorse la compagnia degli Agonizzanti. La chiesa, dopo aver peregrinato sedici anni, fu eretta nel 1630. La compagnia soleva distribuirsi lungo le vie durante il tragitto del condannato per recarsi al luogo del supplizio; e lì i confrati vestiti di sacco, coperto il volto, pregavano e incitavano gli altri a pregare “per l’anima di quel poveretto” che stava per morire. 
Le quarant’ore furono istituite nel 1607 da don Baldassarre Bologna ad istanza del Senato; poi ebbero concessa l’indulgenza da papa Paolo V il 14 di settembre del 1614.




Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli – Opera inedita, fedelmente copiata dal manoscritto dell’autore privo di data. È lo studio critico e documentato di due secoli di storia della città di Palermo mirabilmente analizzata da Luigi Natoli con una visione del tutto contemporanea senza trascurar nulla, compresi i particolari, anche i più frivoli.
Argomenti trattati:
La città – Il governo – L’amministrazione – Il popolo – Il Sant’Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l’arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
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