martedì 28 novembre 2023

Luigi Natoli: La chiesa dell'Annunziata e la congiura dei baroni - Tratto da: Squarcialupo. Romanzo storico siciliano

La chiesa dell’Annunziata era stata eretta da pochi anni sulle rovine di un’altra chiesa distrutta nel secolo XIV; e accanto ad altra, dello stesso titolo, appartenente a confrati, che però l’avevano abbandonata, e avevano trasportato il loro archivio, il sagramento, i vasi, tutto insomma nella nuova; che esiste tutt’ora, nella sua graziosa forma originale, accanto all’edifizio del Conservatorio di Musica, dentro il quale si trovano il portico e gli avanzi della chiesa dei confrati. Allora questo portico e la chiesa abbandonata comunicavano con la nuova.
Fin dalla prima mattinata gente vi si recava da ogni parte; i più entravano nella chiesa vecchia e nel portico; altri rimanevano fuori. Era facile a un vecchio esperto riconoscere fra essi servitori di famiglie nobilesche, schiavi, artigiani, gente di campagna, venuta dalle vicine terre feudali. Non avevano apparentemente armi; ma se ne indovinavano nascoste; e se alcuno avesse frugato nella vecchia chiesa, avrebbe scoperto picche e archibugi.
Verso nona cominciarono ad arrivare signori e mercanti; e a prender posto nella chiesa nuova, occupando la navata destra: il padre Iacopo Crivello, del vicino convento di Santa Cita, aspettava in sacrestia il momento per vestirsi coi paramenti per celebrare la messa di pacificazione: e intanto mormorava orazioni: ma Giovan Luca ancora non veniva.
Giovan Luca aspettava i suoi compagni per andare insieme in chiesa, quando Dorotea gli si presentò pallida e agitata:
- Non andare, Giovan Luca; – gli mormorò all’orecchio con voce supplichevole; – non andare! Ho fatto un brutto sogno; t’ho visto grondante di sangue in un cataletto. Vergine santa, che spavento!... Non andare, te ne scongiuro!...
Giovan Luca sorrise...
Quando giunse in chiesa, trovò piena di gente non solo la navata destra, ma anche la parte superiore della navata di mezzo. Gli fecero largo per farlo passare co’ suoi amici; ma si richiusero dinanzi ai popolani, che rimasero accalcati nella parte inferiore della navata di mezzo. Dorotea non potè penetrare; si rannicchiò in un canto, presso la pila dell’acqua benedetta cercando di vedere dove fosse Giovan Luca.
Egli si era avvicinato all’altare maggiore, dove erano i nobili invitati al convegno. Vi era Guglielmo Ventimiglia, Pompilio Imperatore, Francesco e Cola Bologna, Alfonso Saladino, Pietro d’Afflitto, Giovanni Antonio Postella, Girolamo Imbonetta e altri signori, che egli ravvisò a uno a uno. Rivoltosi a Guglielmo Ventimiglia:
- Magnifici signori, il luogotenente generale questa notte è fuggito; e questa fuga non si spiega, quando egli avrebbe dovuto ratificare i nostri accordi. Se io non avessi a cuore la pace della città mi asterrei da ogni trattativa; ma noi dobbiamo con o senza l’approvazione di lui, fondare la pace degli animi sul buon governo e sulla libertà.
- Ascoltiamo la santa messa – disse Guglielmo Ventimiglia – il Signore Iddio e la Santa Vergine ci ispireranno. Prendiamo posto.
Uscì la messa.
Guglielmo si messe in prima fila, e accanto a lui volle Squarcialupo: di qua e di là Cristoforo Di Benedetto e Alfonso La Rosa. Dietro a loro si posero i nobili: Pompilio Imperatore era dietro a Squarcialupo; Nicola Bologna dietro a Cristofaro Di Benedetto, Pietro d’Afflitto dietro ad Alfonso La Rosa; gli altri fiancheggiavano e seguivano. Tutti stavano in ginocchio divotamente. Cominciò la messa: nel gran silenzio diffuso per la chiesa s’udiva il biascicare del celebrante, ora più alto, ora più basso e le risposte del sagrestano, più argentine e chiare.
Ma quel silenzio avea qualche cosa di cupo, di misterioso: c’era nell’aria il senso di una aspettazione pavida e irrequieta; in quei volti che pregavano qualche cosa di duro, che contrastava con la luce mistica di un raggio di sole che penetrando da una finestra illuminava il Cristo sull’altare.... 
(Nella foto la chiesa dell'Annunziata, distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale)


Luigi Natoli: Squarcialupo – Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1517, quando Giovan Luca Squarcialupo, patriota, sognò e realizzò anche se per poco, un governo repubblicano. L’opera, mai pubblicata in libro, è costruita e trascritta dal romanzo originale, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1924.
Copertina di Niccolò Pizzorno 
Pagine 684 – prezzo di copertina € 24,00
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