martedì 5 novembre 2019

Luigi Natoli: Un incontro notturno. Tratto da: La dama tragica.

V’era per le strade un segno, e nell’aria un’eco della baldoria carnevalesca, che aveva quel giovedì 4 febbraio 1580 travolto in un vento di follia la città di Palermo. Nel pomeriggio si era corso un pallio singolare ordinato da Sua Eccellenza, con bei premi, e con grande sollazzo del popolo; e dopo il pallio erano usciti alcuni carri mascherati, in uno dei quali c’era Sua Eccellenza stessa.
Sua Eccellenza era il vicerè, cioè il magnifico e illustrissimo signor Marcantonio Colonna, il valoroso capitano delle galere del Papa a Lepanto. Da quando per grazia di sua Maestà cattolica D. Filippo II era stato nominato vicerè e capitan generale del regno di Sicilia, ed erano circa tre anni, vi aveva portato parecchie cose: una corte di signori e clienti romani, un gran rigore che talvolta giungeva alla crudeltà; una familiarità di modi in contrasto col sussiego spagnolo; un complesso di idee di rinnovamento edilizio, e finalmente una gran voglia di divertirsi.
Quello era il terzo carnevale che cadeva sotto il suo viceregno; ed egli aveva voluto che sorpassasse per novità e magnificenza di feste e di spettacoli, i carnevali trascorsi. Giostre, carri, pallii, commedie, balli: ce n’era per tutti; e bisognava divertirsi. Del resto quella ventata di follia era necessaria per sollevare lo spirito della città, che ancora non si era rinfrancata dagli orrori della pestilenza, da cui era stata devastata per due anni. Bisognava dimenticare i guai, mascherarsi e far pazzie: Sua Eccellenza ne dava l’esempio.
Quel giovedì, dunque, era stata la volta del pallio e dei carri mascherati, che avevan percorso su e giù la strada Toledo, (oggi Vittorio Emanuele), gittando confetture, gessetti, carta tagliuzzata, gusci d’uova ripieni d’acque odorose e di polvere d’amido, melarance e lomie. Se li eran tirati fra loro, ne avevan lanciati nelle finestre e nelle logge alle dame; ne avevan gittati alla folla, che, assiepando la strada, quant’era lunga, gridava, schiamazzava, picchiava, aggrovigliandosi in lotte furibonde e ridicole, per contendersi una confettura.
Lo spettacolo era durato fino a un’ora di notte, fra lo splendore delle torce a vento; e, salvo le ammaccature, il popolo ci si era divertito forse più dei signori. Quando i carri si furono ritirati, comitive di maschere si sparsero per la città, invasero le osterie portando ovunque la loro giocondità clamorosa, fino a che la campana di S. Antonio suonò i suoi quaranta rintocchi, per ammonire che era l’ora di andare a casa e di chiudere le botteghe.
L’ora era già suonata da un pezzo; ma ancora s’incontravano qua e là gruppi di maschere o di buontemponi che, facendosi lume con una lanterna e con una torcia resinosa, prolungavan per le strade il divertimento, contrastando spesso coi cani randagi, che insospettiti di quelle strane fogge di vestire, alle quali non eran usi, ringhiavano e abbaiavano. E ogni tanto da una casa venivan suoni e grida e scoppi di risa e dietro le finestre illuminate si vedevan passare ombre gesticolanti.
Due uomini, avvolti nei mantelli e coi cappucci tirati sulla fronte, attraversano la strada di S. Agostino, chiacchierando sommessamente. Dalla sveltezza dell’andatura si vedeva che eran giovani; la spada che sollevava il lembo del mantello, perché non impacciasse le gambe, lasciava supporre che fossero o soldati o gentiluomini. Oltrepassata la chiesa trecentesca, piegavano verso l’edificio della Panneria, quando da un vicolo giunse ai loro orecchi uno scalpiccìo confuso e disordinato misto a lievi gridi mozzi e anelanti, e a uno stridore di lame. Gente che s’azzuffava, certo. A un tratto si udì un grido di donna invocante al soccorso, e altre voci maschili minacciose e brutali…

Luigi Natoli: La dama tragica. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine '500, al tempo del viceregno di Marco Antonio Colonna. 
Pagine 598 - Prezzo di copertina € 24,00
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1930
Copertina di Niccolò Pizzorno
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