Se ne andò cercando di quartiere in
quartiere, cercando uno di quei pianterreni miserabili che si chiamano
“catodi”, ma la notte sopravvenne senza aver trovato nulla; dovette acconciarsi
a dormire sotto uno di quei banchi sporgenti dalle botteghe di via Toledo,
stringendo le mani sul petto, dove aveva conservato i due scudi avvolti in un
cencio. Il domani fu più fortunata: trovò una stamberga in un vicolo
dell’Albergheria. Nessuno la conosceva in quella contrada; ella disse di
chiamarsi Giovanna Bonanno, che era vedova, sola e povera. Col resto dei due
scudi poté da un rivendugliolo comprare un pagliariccio, e una schiavina usata
e una tavola. Aveva così una tana dove dormire; ma non una casa per ispirare
fiducia e poter riprendere la sua professione. E chi si sarebbe mai affidata a
lei così brutta, così ripugnante, così miserabile? E tuttavia bisognava
vivere!... Cominciò ad andare in giro, con un sacchetto sospeso al braccio,
accattando alle botteghe qualche po’ di pane, qualche rimasuglio di formaggio e
nelle osterie qualche avanzo di pesce o di grassi; talvolta usciva fuori porta
Sant’Agata, e andava a raccogliere erbe mangerecce nei campi. L’avere una volta
indicato a una donna dei rimedi per guarire un bimbetto lattante, suggeritili
dalla sua antica professione, la fece credere una di quelle donne che conoscono
i mali meglio dei medici e fabbricano medicine e filtri misteriosi. Da questo a
trasformarsi nella credenza del vicinato in fattucchiera non ci volle molto:
cominciarono allora a ricorrere a lei per domandarle incantesimi e disincantesimi,
fatture, filtri, magie; ma Giovanna, scottata dalla prigionia sofferta
innocente, non voleva subirne un’altra da rea, e respingeva le richieste, non
senza ira; pretendendo che essa non era una strega, che non conosceva “l’arte”,
che conosceva appena qualche rimedio per curare i lattanti e le donne sopra
parto o puerpere: nient’altro. La lasciassero in pace; era buona cristiana e
non aveva nulla in comune coi mali spiriti. Eran parole. Le persone così
respinte non la credevano; e se ne andavano più convinte che mai che ella fosse
una fattucchiera, che però non voleva aiutare la povera gente.
Luigi Natoli: La vecchia dell'aceto. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1700. La storia di Giovanna Bonanno l'avvelenatrice, passata alla storia come La vecchia dell'aceto.
Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1927
Pagine 562 - Prezzo di copertina € 22,00
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