Nel 254 i consoli A. Attilio e Gn.
Cornelio la cinsero d’assedio. Entrati col navilio nel porto e sbarcate le
truppe tirarono una trincea dalla parte
di terra dalla costa esterna, al porto; dal mare al mare, secondo l’espressione
di Diodoro, e oppugnarono la Città. Prima cadde la Neapoli, poi la Paleapoli.
Nel 250, tornandovi Asdrubale con forte esercito e cento elefanti per
riprenderla ai romani, vi fu sconfitto dal console Metello fra le mura della
Neapoli e l’Oreto. Dice Polibio che i Romani furono validamente aiutati dagli artigiani
di Palermo; il che fa supporre che non fossero tutti gli abitanti di stirpe
fenicia, ma che vi fosse anche un elemento italico. Qualche anno appresso venne
Amilcare Barca e attendò alle falde dell’Ercta (Monte Pellegrino); assediò
inutilmente la città. A memoria del fatto alcuni terreni sul declive del Monte
conservano ancora il nome di Barca.
Classificate le città in federate, libere
e immuni e decumane, Palermo fu annoverata fra le seconde. I pretori fissarono
dimora in Siracusa, ma avevan obbligo, a intervalli, di tener curia a anche in
Palermo. Sebbene la vita della città è assorbita da Roma, pure essa appare
dagli scritti come degna di nota. Cicerone la dice nelle Verrine ragguardevole; Strabone la chiama Colonia Augusta. Si resse a repubblica, come appare dalle lapidi,
che recano la leggenda Res publica
Panhormitarum (secondo l’antica ortografia).
Sorto il cristianesimo, è fama che vi
fosse predicato da Filippo, inviatovi da San Pietro; certo la chiesa di
Sicilia, divenuta fiorente e ricca, fin dal IV secolo – come dalle lettere di
S. Leone Magno – dipese dal Vescovo di Roma. Palermo fu uno dei centri della
Chiesa siciliana, insieme con Siracusa. Dopo la divisione dell’impero, Palermo
soggiacque al dominio di Costantinopoli,
ma continuò a reggersi a municipio. Al tempo delle invasioni barbariche,
fu nel 440 la città presa da Genserico re dei Vandali, che vi fondò regno di
breve durata. Ma stretto dagli armamenti e da Marcellino, e dovendo passare in
Africa, abbandonolla a Odoacre, al quale fu tolta da Teodorico. I Goti la tennero
fino al 535; nel quale anno fu assediata e presa da Belisario. Ritornò quindi
al dominio bizantino, sotto al quale durò fino all’830, allor quando fu
assediata dagli Arabi. La città si difese valorosamente e disperatamente per un
anno; di 70 mila che erano gli abitanti, alla resa ne sopravvivevano 3 mila
appena. Da prima la colonia musulmana di Palermo fu indipendente, poi soggetta
al principato degli Aghlabiti e al califfato dei Fatimiti d’Africa. Tuttavia in
mezzo secolo potè svilupparsi e ingrandirsi siffattamente da destar le
meraviglie del monaco Teodosio, qui tradotto prigioniero da Siracusa nell’878.
Sotto gli Arabi, come sotto i Bisantini e nella giurisdizione ecclesiastica,
Palermo fu capo dell’isola; raggiunse la somma di 350 mila abitanti; fu
paragonata a Cordova e al Cairo. Ma le discordie scoppiate fra i principi
musulmani e l’elemento cristiano sovversivo, resero possibile la venuta di
Giorgio Maniace, inviato dall’Imperatore Michele Paflagone; e più tardi quella
dei venturieri normanni che avevano già fondato le signorie delle Puglie...
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