giovedì 30 marzo 2017

Luigi Natoli: Esteban, il paggio - Tratto da: Il paggio della regina Bianca


Era un ragazzo – così pareva dall’aspetto – un ragazzo bruno, dai capelli nerissimi, tagliati sulla nuca, dagli occhi di giavazzo sotto le lunghe ciglia, d’un aspetto piuttosto malinconico come di chi ha un segreto rimpianto. Il suo corpo agile e svelto, aveva un non so che di indefinito, quasi femineo nella piccolezza dell’ossatura e nella pienezza delle curve.
- Esteban, – aggiunse la regina – è già vissuto in Sicilia per qualche tempo…
Queste parole avevano fatto balenare una luce sul volto del paggio; raggio di sole che rallegra un prato giocondo di fiori, o lampo che discopre gli orrori di una notte tenebrosa. Le due espressioni si alternarono in quell’attimo e si confusero.
Le damigelle guardavano con curiosità quel paggio, la cui bellezza strana e quasi selvaggia aveva un fascino speciale; e si domandavano tra sé, come quando e perché egli era stato in Sicilia.
La loro curiosità frenata davanti alla regina, ebbe libero sfogo quando, avendo un valletto sollevata una tenda, annunciato il re, la regina le congedò. Allora uscendo nell’anticamera, si lasciarono trasportare dalle congetture tra le fantasticherie più remote, e come videro uscire Esteban e sedersi in anticamera, presso una finestra, lo circondarono per appagare la loro curiosità e anche per vederlo meglio.
Ma Esteban non parve commuoversi nel vedersi attorno quelle giovani donne graziose e desiderabili; si sarebbe detto anzi che lo infastidivano.
 
 
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