giovedì 13 ottobre 2022

Luigi Natoli: Il vulcano alzava su Lipari un pino gigantesco di fuoco... Tratto da: Il capitan Terrore.

Galvano si prefiggeva di allontanarsi da Palermo come se volesse andare a Napoli, poi deviare, costeggiare le isole Eolie, avviarsi lungo le coste della penisola, dove era facile nascondersi tra gli scoscendimenti delle rocce, per spiccare poi il volo contro il “Fano”, quando questo, come era costume dei pirati di fare si avvicinasse alle terre per predare. Il combattimento sarebbe stato feroce, ma Galvano non dubitava della vittoria. 
Ma, oltrepassate Alicudi e Filicudi, nella notte si offerse uno spettacolo straordinario: l’orizzonte era in fiamme, il vulcano alzava su Lipari un pino gigantesco di fuoco tra le nuvole rosse, e involgeva la città e i monti e tutto intorno in quel suo immenso manto di fiamme. Era un quadro raccapricciante e grandioso nel tempo stesso. 
Lo “Sparviero” si mosse; lo spettacolo si faceva preciso; si scorgeva la popolazione fuggire; parevano formiche sorprese da un pericolo. Nel fondo rosso dell’incendio gli uomini si staccavano nereggianti. La lava scendeva tra i boati, rovesciandosi dal pino come una pioggia, che investiva tutto quel che incontrava. Gli alberi sentendo il calore dapprima fremevano, poi si accartocciavano tremando, infine al contatto della lava ardevano e sparivano. Così i vigneti. Tutto un fianco del monte s’era mutato in una vasta fiamma. 
Ma gli abitanti facevano pietà, via via che lo “Sparviero” avvicinandosi permetteva di scorgerli meglio. 
Sorpresi nel sonno da un tremore della terra, e balzati dal letto, avevano visto rosseggiare intorno, ed erano fuggiti dalle case; ora vedevano spaventati quel rovesciarsi di lapilli, e le fiamme divoratrici, che scoperchiavano, bruciavano, annientavano i miserabili casolari. 
Ora Galvano udiva le grida, i pianti della povera gente. Pochi restavano inebetiti a guardare la pioggia, come se non capissero il pericolo che li minacciava, o preferirebbero immolarsi con le case e con le terre. Perché vivere? Colpiti, rimanevano vittime del fuoco. I più fuggivano verso la spiaggia, si gettavano nelle barche, le sopraccaricavano; e accadeva che una barca si capovolgesse e quelli che avevano creduto di salvarsi, naufragavano; spettacolo più raccapricciante di folle egoismo, coloro che avevano occupato una navicella, ne vietavano agli altri l’accesso, e pestavano loro le mani, respingendoli nell’acqua. 
Galvano si tenne al largo, non per mancanza di cuore, ma perché temeva che avvicinandosi, la galera fosse presa da una folla stragrande e minacciasse di affondare, ma non si rifiutò di porgere un aiuto a quei naufraghi che poteva trasportare in una vicina isoletta. 
Impiegò questo tragitto buona parte della notte. 
Ah! il giorno dopo quale spettacolo di desolazione! Pezzi di tavole infrante, suppellettili galleggianti, una madia, che aveva visto per più anni le braccia nude delle massaie intridervi il buon pane fresco; e ora, come una navicella nuda, galleggiava in balìa dell’acqua quasi curando quelle braccia; eccole lì poco discoste, larghe sul busto tumefatto di una giovane: ella aveva i capelli sciolti che erravano intorno al capo come una medusa. Era una annegata e pareva che chiedesse al monte fumante e terribile la grazia di una sepoltura. 
Galvano incontrò i ricoverati che non avevano voluto essere trasportati in altre isole, e sperando di poter ritornare presto, vollero restare a bordo. Essi erano ventiquattro, fra i quali un giovinetto di quattordici anni...


Luigi Natoli: Il capitan Terrore. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1560. 
L'ultimo romanzo scritto dall'autore, pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1938 e fedelmente ricostruito in questo volume. 
Pagine 477 - Prezzo di copertina € 21,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia).
Disponibile su tutti gli store online e nelle migliori librerie. 
 

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