venerdì 14 ottobre 2022

Luigi Natoli: Odio materno. Tratto da: Calvello il bastardo. Romanzo storico siciliano.


Rimasta sola, la duchessa stese le braccia al cielo con un gesto disperato e deprecativo. Poi si mise a passeggiar per la stanza, pensando a quel passato così lontano, che l’evocazione di quella donna le faceva apparire recentissimo, abolendo quasi tutti gli avvenimenti della sua vita in quei ventisei anni.
Ella rivide quella cameretta povera e nuda, l’ampio letto, duro per le carni abituate alle mollezze, dove soffrì, per l’unica volta in vita sua, i dolori della maternità, senza gustarne le gioie, anzi sopprimendole, volontariamente. Non aveva provato nessun dolore nel separarsi da una creatura, la cui apparizione l’aveva fatta rabbrividire di spavento e di vergogna. Come era venuta? E perchè? Ricordava. A diciassette anni l’avevano maritata al duca di Falconara, che ne aveva trentotto: un bell’uomo, freddo, rigido. Dopo due anni di matrimonio infecondo era stato chiamato in corte e poi in missione all’estero. Ella si era chiusa nel palazzo, aspettando il ritorno del marito, pudica e fedele come Penelope; sorvegliata per altro dalla vecchia suocera.
Ma erano così fredde le ampie sale del Palazzo Falconara! Erano così vuote le giornate, e così desolanti le notti nel letto vasto e deserto, dove i suoi sensi avevane intraveduto un mondo nuovo, ed era germogliata una fioritura di desideri consapevoli! La vecchia suocera non la lasciava mai sola, ma le faceva pesare la compagnia con interminabili prediche morali sui doveri di una moglie, durante l’assenza del marito, e con le lamentazioni sui tempi corrotti, talchè ella per sottrarsi a quel supplizio desiderava giungesse presto la fredda e solitaria notte. Un bel mattino fu trovata la suocera nel letto morta di accidente avuto nella notte. Se ne fecero funerali sontuosi, e un corriere fu spedito al duca per annunciargli la disgrazia.
Passati nove giorni di lutto stretto rigoroso, ella, per tutelar meglio la sua reputazione se ne andò nella casa paterna... E lì... Ricordava l’incontro con l’uomo fatale, sette mesi dopo. Il duca non ritornava; quell’uomo era giovane, bello, elegante, valoroso e appassionato... Come avvenne? Non sapeva; fu una specie di ubbriachezza; ma certo, una notte, le sue mani tremanti apersero, senza far rumore, le vetrate del balcone che dava sul giardino; e accolse quell’uomo; e... e così anche le altre notti!...
Poi un bel giorno improvvisamente trasalì; aveva sentito dentro di sé agitarsi qualcosa... Ah quale spavento! quale odio fu quel piccolo essere germogliato in silenzio, che veniva a un tratto ad avvelenare la sua felicità! Quali tentativi per spegnere quella nuova vita accusatrice!... Indarno. Trionfava. Venne il tempo in cui non potè celare le sue condizioni. Allora si confidò alla madre. Qual colpo per la povera donna!... Bisognava nascondere agli occhi di tutti l’orribile colpa. La ricondussero nel suo palazzo, relegandola in una camera, dando a credere che fosse ammalata. Poi, perchè ogni cosa rimanesse nel mistero, si avvisarono di mandarla nei suoi stati, col pretesto di mutar aria; in realtà per far disparire ogni traccia... Oh! come tutto pareva alla sua memoria vivo e recente!...
A trent’anni vedova, bella, ricca, padrona di sè, riaperse la sua casa; si circondò di una piccola corte, scelse un cavalier servente galante ma circospetto; si lasciò adulare e corteggiare; ma corazzandosi di freddezza contro ogni possibile sorpresa del cuore; concedendo alla moda e alla libertà fin dove le era possibile, e con tutte le precauzioni, per non compromettersi; vivendo una vita di finzione, nel falso sentimentalismo del tempo; felice nel suo egoismo di quella sua condizione, senza desideri di affetti, senza altra passione che quella di sè stessa! Ella amava sè, amava il fasto e le raffinatezze della vita che soddisfacevano il suo egoismo. Aveva dunque una cura meticolosa di conservar quella ricchezza, che dava alla sua beltà e al suo grado, alla sua condizione, tutte le gioie dell’impero.
Ecco ora quel figlio, improvvisamente apparso dal fondo oscuro del passato, minacciarla nella sua fama intatta, nel suo dominio, nella sua ricchezza. Era la verità che insorgeva contro la menzogna, contro l’inganno. Quella donna, quel testimonio di un passato, se fosse venuta in potere dei congiunti diseredati, sarebbe stata l’arma potente per strapparle la pingue eredità, per gittarla nella miseria e nell’onta. Nella miseria, perchè la sua dote era una irrisione, e l’avrebbe costretta a vivere come una borghesuccia, nell’ombra. Il suo palazzo vasto e magnifico, le sue carrozze, le sue portantine, i suoi cavalli, le ventisei persone di servizio, il parrucchiere, l’abate, la sua loggia al teatro di Santa Cecilia, gli inviti alle feste di corte, gli omaggi, tutto sarebbe finito!... Invece gli scherni, il disprezzo, la vergogna, la solitudine! Aveva odiato quel figlio nel suo concepimento, nella sua nascita; l’odiò con maggiore acerbezza ora che le ricompariva dinanzi minaccioso; odiò quella donna che possedeva il suo segreto, che era più potente di lei, che l’aveva in pugno, e poteva perderla con un cenno...
L’onda dell’odio le si distese sul volto, le coperse gli occhi; voltandosi e vedendo la sua immagine in uno specchio, ella apparve terribile a sè stessa. Strinse i pugni, con un gesto oscuro di minaccia e restò lì, ferma dinanzi allo specchio, sotto il peso di un pensiero terribile.
Un sorriso perfido le errò sul volto diventato pallidissimo sotto lo strato della cipria e del belletto. Doveva sacrificar sè, la sua vita, a una donna ignota, a un giovane sconosciuto? e perchè?


Luigi Natoli: Calvello il bastardo. Grande romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo di fine Settecento, quando il vento di libertà della Rivoluzione francese soffiava in tutta Europa. 
Pagine 880 - Prezzo di copertina € 25,00
Copertina e disegni di Niccolò Pizzorno.
Disponibile su tutti gli store online e nelle migliori librerie. 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia) 

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