giovedì 19 maggio 2022

Massimo Finocchiaro: Miro nella legione straniera. Tratto da: I sette fratelli Natoli.

All’inizio delle ostilità Miro, studente a tempo perso, si trovava a Parigi, dove forse meditava di trasferirsi più o meno definitivamente sull’esempio di Geppe. Alla notizia dell’inva­sio­ne tedesca del Belgio, suggestionato dal clima isterico della Union Sacrée che pervadeva la Francia, decise seduta stante di arruolarsi nella Legione Straniera francese, che il 21 agosto aveva aperto un ufficio di reclutamento presso l’Hotel des Invalides. 
Fu registrato sotto il nome di Natale Clodomir Louis, e assegnato come soldato semplice alla seconda compagnia del 1° battaglione, interamente costituito da italiani come lui, formato a Montélimar il 25 settembre 1914. Qui continuarono ad affluire volontari italiani, tra cui Giuseppe Chiostergi, poco più grande di lui e suo insegnante per un breve periodo all’Istituto Tecnico di Palermo, e vari altri amici repubblicani. Il 5 novembre 1914, con due battaglioni anch’essi tutti di volontari italiani, fu costituita nel grande campo militare di Mailly la cosiddetta Legione garibaldina (ufficialmente chiamata 4° reggimento di marcia del 1° reggimento della Legione Straniera). 
L’11 novembre il battaglione di Miro si aggiunse ai primi due per la continuazione dell’addestramento. La forza totale ammontava in quel momento a poco più di duemila effettivi, circa la metà dei quali provenienti dall’Italia; gli altri erano emigrati italiani residenti in Francia già da prima della guerra.
Durante il periodo di istruzione militare Miro fu nominato allievo caporale e, da fervente repubblicano mazziniano qual era, si dedicò alla propaganda politica a beneficio dei commilitoni. Sebbene difficilmente tale dinamismo potesse procurargli l’apprezzamento dei comandi, ciò che davvero attirò una negativa attenzione su di lui fu l’episodio, narrato in una sua lettera del 10 novembre 1914, scritta alla vigilia dell’arrivo a Mailly:
Arriviamo alle 3 del mattino. Scendiamo dal treno alle 6. Io sono destinato, con altri dieci, di guardia al treno. Mentre ero in fila, un sergente, B., uno di quei rinnegati, viene per ordine del tenente a impormi di togliermi dal petto la coccarda verde-bianco-rosso. Gli altri l´avevano tolta. Io mi rifiuto. B. fa per strapparmela. Alzo il fucile e lo minaccio col calcio: - Se ti avvicini l´avrai sulla testa. Corre dall´adjutant. Nel frattempo i soldati mi dicono di cedere, perché rischio di andare al consiglio di guerra. - No! Non cedo! Torna il sergente con l´adjutant: - Natoli, leva la coccarda, è ordine del tenente. - No! Fa per avvicinarsi anche lui. Ripeto la minaccia. Chiamano il tenente. Viene: - Non volete togliervi la coccarda? - No! - Come no? Rispondo in francese: - Non sapevo che a un italiano che viene a dare la sua vita per la Francia è vietato di portare il suo drapeau! Viva l´Italia! Amici, fuori le coccarde! Il tenente volta le spalle e se ne va: tutti tiran fuori i tricolori e gridano: - Viva l´Italia, viva la libertà!... 


Massimo Finocchiaro: I sette fratelli Natoli. Le vite singolari dei figli di Luigi Natoli tra la Belle Epoque e il secondo dopoguerra in giro per il mondo. 
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