domenica 24 aprile 2022

Luigi Natoli e l'avvelenatrice Peppa La Sarda. Tratto da: I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano

Così quella sera, dal suo osservatorio il fedel servo aveva veduto uscire don Raimondo e Giuseppico, a piedi, intabarrati, e ciò aveva destato la sua curiosità. Dove andavano? Volle seguirli. E aveva tenuto lor dietro, cauto, non visto, per quei vicoli. Adesso con l’orecchio alla porta, udiva quel che dicevano: non tutte le parole gli giungevano chiare e precise, perchè parlavano sommessamente: ma qualche cosa giungeva al suo orecchio, sufficiente per capire e rabbrividire. Don Raimondo pareva incollerito.
- Tu m’hai ingannato, sgualdrina! – diceva. 
- Eccellenza, che dice mai!... Le giuro... - Taci, strega!... Essa ha bevuto tutta la bottiglia, capisci? L’ha bevuta durante la notte, e stamattina non aveva neppure il più lieve malore; pareva anzi che stesse meglio... 
- Ma, eccellenza, la miscela l’ho composta io... è sicura... 
- Tu allora non hai cambiato la bottiglia!...
- Glielo giuro, eccellenza; l’ho messa io, con le mie mani, sul tavolinetto ed ho portata via quella che c’era... che possa esser privata della grazia dell’anima!
- E allora, come si spiega che non è giovata a nulla?...
 - Che ne posso saper io? Forse la complessione della signora è forte... bisogna raddoppiare... 
- Bada bene, che se mi inganni, ti farò impiccare... 
- Eccellenza, non ho mai ingannato nessuno... sono una donna onesta...
Don Raimondo non potè frenare un sogghigno a quella affermazione di onestà. 
- Dammi dunque quel che mi occorre – ordinò. – Penserò io a somministrarlo... Ma bada che sia sicuro, infallibile... 
Passò un minuto di silenzio... Andrea udì aprire e chiudere uno sportello... 
- Eccellenza, – disse Peppa La Sarda, – questa è una polvere della Tofana; vostra eccellenza sa, per detto, che la Tofana era infallibile... 
- Lo so, ebbene... 
- Basta un pizzico nel brodo, invece del sale... 
- Sta bene. Bada però a te: sei in poter mio, lo sai. 
Andrea ebbe appena il tempo di gittarsi in un andito buio, dove non poteva esser veduto, che la porticina si riaprì. Uscì innanzi Giuseppico, girò intorno la lanterna, per assicurarsi che nel vicoletto non c’era alcuno, e fece un segno a don Raimondo. Tutti e due rifecero la strada. Andrea li seguiva con l’occhio, dal suo nascondiglio: quando vide la lanterna svoltare dal canto del vicolo verso la Panneria, uscì, si avvicinò alla sua volta alla porticina, e picchiò tre volte, come aveva fatto Giuseppico. La voce stessa domandò chi fosse. Egli rispose sommessamente, così da non far riconoscere la sua voce:
- Son io, Peppa La Sarda, il padrone ha dimenticato di dirti una cosa...
 La porta si aprì cautamente, come prima; ma Andrea la sospinse impetuosamente, e improvvisamente balzò nella stanza, e chiuse, sprangando coi catenacci il battente, prima ancora che Peppa La Sarda si fosse riavuta dalla sorpresa; poi, tratto rapidamente dalle tasche un coltello, e avvicinatosi con occhi torbidi alla donna, le disse: 
- Di’ un po’, preferisci morire impiccata come Tofana o scannata come un agnello?... 
Peppa La Sarda stava ancora immobile, sorpresa di quella aggressione inaspettata, ignorando che quell’uomo a lei ignoto, conoscesse già il segreto delle sue relazioni col cavaliere Albamonte. Peppa La Sarda era ancor giovane: forse aveva appena oltrepassata la trentina; aveva presso a poco la taglia di Maddalena, e non aveva aspetto sgradevole. Solo che i suoi occhi somigliavan a quelli di un gatto, chiari, fosforescenti, selvaggi; e la mascella inferiore larga e forte aveva qualcosa di belluino. Che nella sua stanzetta terrena, uno di quei “catodi” – come grecamente si chiamano i pianterreni nei quali abita la povera gente di Palermo – si apparecchiassero i formidabili veleni che resero famoso il seicento, nessuno l’avrebbe creduto. Era una povera stanza dalle pareti affumicate, nude d’ogni ornamento anche grossolano, salvo una immagine della Vergine, annerita e bruttissima. In un canto v’era il fornello, presso al quale una misera scansia, con qualche pentola; dei vasi di terra cotta, alcuni piatti. Qualche altra pentola stava sui fornelli. Una tavola unta, tarlata si addossava a una parete, e sopra di essa ardeva una lucernetta di terraglia ordinaria; di contro, uno stipo. Il letto se così poteva chiamarsi un pagliericcio buttato sopra due assi, era in fondo, protetto dalla semi-oscurità; un occhio indagatore avrebbe potuto vedere sotto il letto, nell’angolo più riposto, quasi nascosto da una cassa, brillare qualche vetro di forma strana. 
Peppa La Sarda, ripreso il dominio di sé, domandò con dispetto: 
- Che cosa volete? 
- Te l’ho detto. Posso scannarti, ora; e nessuno ti salverebbe, e nessuno saprebbe chi e come... E posso andare dal capitano di giustizia, e dargli in mano la chiave di tanti assassini misteriosi... 
- Non vi capisco; non so che cosa vogliate dire... Andatevene, o chiamerò aiuto. 
Andrea le saltò addosso, l’afferrò per la gola, la spinse alla parete tenendola inchiodata, e mettendole la punta del coltello fra gli occhi le disse: - Conosco il cavaliere che è uscito or ora di qua; so che cosa è venuto a fare, so che gli hai data or ora la povere della Tofana, per uccidere la duchessa della Motta; so che la notte scorsa tu, strega infame, sei entrata nella camera della duchessa e lei hai posto una bottiglia d’acqua avvelenata sul tavolino da notte; quel veleno non ha fatto nessun effetto, perchè qualcuno che t’ha veduta, si è affrettato a sottrarlo... Hai capito ora? hai capito che so tutto, e che tu sei nelle mie mani, tu e i tuoi complici; e che la duchessa non morirà, che c’è chi veglia su quell’innocente!... A mano a mano che Andrea parlava accompagnando le parole con strattoni che quasi soffocavano l’avvelenatrice, Peppa La Sarda impallidiva, diventava livida, sudava, tremava. Chi era quell’uomo che sapeva tutto, che aveva veduto tutto? come aveva veduto?... La cosa le pareva così straordinaria, quasi fuor del naturale, così impenetrabile, minacciosa, che si sentiva invasa dal terrore...


Luigi Natoli: I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano. 
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Pagine 934 - Prezzo di copertina € 25,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
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