lunedì 4 aprile 2022

Luigi Natoli: Don Raimondo Albamonte, duca della Motta. Tratto da: I Beati Paoli

Tramontava. 
Era uno di quei tramonti invernali in un cielo terso e luminoso, come si vedono soltanto in Palermo. Dietro Monte Cuccio acuto e arido, il cielo pareva d’oro, ma su su diventava roseo e dalla parte opposta il roseo moriva in una dolce tinta viola. La punta piramidale di Porta Nuova pareva d’oro, d’oro le quattro torri della cattedrale e i campanili; nell’aria e nella luce vi era come un tenue riflesso di quell’oro. Qualche signore usciva dal Palazzo reale a cavallo e faceva caracollar la bestia bizzarramente; altri meno amanti di esercizi cavallereschi, preferivano lasciarsi trasportare in portantina, con un codazzo di servi e di schiavi; ma le dame preferivano la carrozza alla portantina. Carrozze grandi come una stanza; dipinte a fiori, rabeschi, putti, emblemi, con ricche dorature, chiuse da tende di finissima seta, sormontate da cinque pennacchi, simili a cinque lembi di nuvole strappati al cielo; tirate da quattro o da sei cavalli d’un colore, con lunghe code, con le criniere arricciate e ornate di nastri; con finimenti di cuoio e d’argento e ricchi pennacchi di finissime piume. Sulla serpe, coperta di una specie di gualdrappa di velluto, con lo scudo della famiglia d’oro e d’argento smaltato, torreggiava il cocchiere in una livrea che avrebbe fatto arrossir di vergogna le uniformi ricchissime dei generali napoleonici; e agli sportelli e dietro la carrozza uno stuolo di lacchè, di staffieri, di volanti. 
Lo sfilare di siffatte carrozze era per se stesso uno spettacolo di lusso e di magnificenza che allettava e richiamava la folla dei curiosi, i quali, non potendo possederne, si consolavano a veder quelle degli altri, con in fondo un certo sentimento di orgoglio cittadino. 
Fra gli ultimi a rientrare nella gran sala del palazzo, dove sua eccellenza faceva servire dei rinfreschi, fu un giovane cavaliere di aspetto fine e delicato, ma, forse, troppo serio. Si chiamava don Raimondo Albamonte. Non aveva ancora trenta anni; era alto, snello, nervoso; il volto pallido, ma come invaso da una nube fosca, che poteva parer tristezza, se certo improvviso lampeggiar degli occhi non avesse fatto pensare al corruscar dei lampi lontani in un cielo nuvoloso. Le labbra sottili si disegnavano appena; e la bocca pareva piuttosto una lunga ferita non ancor rimarginata: due lievi e bruni baffetti vi distendevano una piccola ombra; ma le mani e i piedi parevan quelli di una fanciulla: le sue mani bianchissime, piccole, sottili, affilate, dalle unghie rosee, ellissoidali, si confondevano e quasi sparivano tra i pizzi finissimi delle sue manichette. Egli pareva se ne tenesse; aveva infatti un gesto molle e grazioso per mettere la mano in mostra; sollevandola per discostar dalla fronte i riccioli della parrucca che la moda francese andava diffondendo. 
Con tutto ciò egli non aveva nulla di femmineo. Forse esaminando bene l’angolo della mascella e la curva della bocca, un occhio scrutatore d’anime avrebbe potuto sorprendervi una certa durezza fredda ed egoistica; forse qualora di felino, pazienza cioè e ferocia; ma per la comune delle persone egli era un bel giovane un po’ antipatico. 
Egli era fratello cadetto del duca della Motta, e vantava tra i suoi maggiori quel Guglielmo Albamonte, che era stato tra i sedici campioni italiani di Barletta, e che insieme con Francesco Salomone era stato fra quelli che avevano assicurato la vittoria italiana: ma del vanto poteva gloriarsi più il duca suo fratello che lui, don Raimondo. Infatti il duca colonnello di un reggimento, dopo una breve dimora in Palermo, era ripartito da circa otto mesi per la guerra; mentre don Raimondo che avrebbe potuto benissimo comprare almeno una compagnia e formarsi uno stato, aveva preferito gli studi, ed aveva conseguito la laurea dottorale a Catania, la sola università che in Sicilia, allora, conferiva la laurea in giurisprudenza...

Luigi Natoli: I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1713, che vede al centro la misteriosa setta di giustizieri. 
Dopo novant'anni dall'ultima edizione curata dall'autore (1931), il romanzo torna finalmente con tutto lo stile dell’epoca allo splendore della reale versione originale, impreziosito dall'originale copertina di Niccolò Pizzorno e corredato dal contesto storico dell'opera tratto da: Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo dello stesso autore (I Buoni Cugini - 2020)
Pagine 938 - Prezzo di copertina € 25,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia); ordina inviando una mail a ibuonicugini@libero.it o al whatsapp 3894697296
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