martedì 22 giugno 2021

Luigi Natoli: Majone da Bari. Tratto da: Gli ultimi saraceni.


Grande Almirante, capitano, favorito della regina Margherita a molti della corte, e generalmente creduto pessimo cristiano, e, in fondo musulmano ancora, e in relazione coi musulmani d’Africa. Il grande Almirante, per la sua politica, che mal celava una febbre ambiziosa di dispotismo, aveva partigiani e nemici. I primi erano più nu­merosi nel popolo e nella piccola borghe­sia, per sentimento di solidarietà di classe, come si direbbe oggi e per l’innata avver­sione di tutte le plebi alte e basse contro la nobiltà; i secondi erano nella borghesia dei banchi e nella nobiltà osteggiata sempre da Majone. Inoltre Majone si appoggiava ai Saraceni, convertiti o no, contro i quali cominciava a serpeggiare l'odio religioso.
Majone era venuto in corte giovine anco­ra, al tempo di re Ruggero; ed era arrivato a ottenere un posto di scriniario, o scriva­no. Il re, da quel profondo conoscitor d'uomini che era, riconobbe in quel borghese un cervello quadrato e un vivo senso pratico negli affari; ereditato forse dai suoi mag­giori gente di negozi. Accorto, sottile, ani­moso e risoluto quando era necessario, si­mulatore, tenace nei propositi, devoto al re, almeno agli atti, Majone seppe entrare nel­l'animo di Ruggero, che da scriniario lo promosse a vice cancelliere.
Guglielmo l'ebbe a compagno di avventure, prima che si fosse associato al regno del padre; l'ebbe consigliere e ministro durante gli ultimi anni del regno di Ruggero; ne fu preso e gli si affidò. Il giorno in cui, dopo la morte di Ruggero, Guglielmo fu solennemente incoronato nella cappella del duomo, il 4 aprile del 1154, Majone già divenuto Cancelliere, fu promosso Almirante degli Almiranti, cioè primo ministro. La parola Almirante, divenuta poi Ammiraglio, derivata da el emir, non designava allora comando di flotta; era titolo di ufficio civile e militare, indifferentemente. L’Almirante degli Almiranti, o più comunemente il Grande Almirante era su per giù quel che oggi è il presidente del Consiglio dei ministri ma con maggior autorità.
Majone, senza parere, aveva a poco a poco radunato nelle sue mani il potere; e sebbene gli atti recassero la intitolazione Guglielmus dei gratia Siciliae nondimeno essi non esprimevano che la volontà del ministro. Il quale pareva così interamente e sinceramente devoto, e così votato al servizio del re, che questi gli abbandonò il regno, e tenne per sé un altro regno, più ristretto, senza noie, senza brighe, nel quale egli era solo ed unico signore; era re, ministro, sacerdote di un culto vecchio quanto il mondo, e sempre nuovo, sempre pieno di incanti, e di giocondità.
- Ah! tu non intendi. Or bene sai tu quale sia uno dei godimenti dell’Almirante? Egli scende nelle prigioni delle donne, e così legate e indifese come sono, le disonora!...


Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni. Opera inedita. Romanzo storico siciliano ambientato a Palermo al tempo di Guglielmo I e Matteo Bonello. L’opera, mai pubblicata in libro, è la trascrizione fedele del romanzo originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1911. Il volume include da una ancor più rara ode a Willelmo I composta dall'autore nell'aprile del 1881.
Copertina
Pagine 719 – Prezzo di copertina € 25,00
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