giovedì 10 giugno 2021

Luigi Natoli: Lo scontro tra Giovanni Chiaramonte e Francesco Ventimiglia. Tratto da: Mastro Bertuchello. (Latini e Catalani vol. 1)


Dalla porta di Termini veniva verso la piazza una cavalcata, men numerosa, ma ugualmente irta di ferro; in capo alla quale, Giovanni Chiaramonte aveva riconosciuto Francesco Ventimiglia. Il quale, al vedersi venire incontro quella masnada, ristette dubitoso un istante, ma riconosciuto nella gualdrappa del cavallo lo scudo rosso coi tre cuspidi d’argento, sguainò la spada e gridò:
- Ventimiglia!... Ventimiglia!...
Le due schiere si gittarono l’una contro l’altra; la folla che era corsa dietro alla banda di Giovanni Chiaramonte, paventando d’esser travolta nella zuffa, si sbandò, lasciando libero il campo, ma si soffermò a guardar da lontano, per seguire quel combattimento succeduto così improvvisamente e inaspettatamente a un giuoco. Non erano infrequenti i casi di queste zuffe tra signori nelle strade e nelle piazze cittadine; ma a memoria di un uomo non se n’era vista mai nessuna che per quantità di combattenti si potesse paragonare a quella.
I due cavalieri si scagliarono rabbiosamente incontro, con le spade in alto: i loro cavalli, come se avessero partecipato dell’odio dei padroni, si urtarono così fieramente che vacillarono: le spade cozzarono; le due schiere, perduto l’ordine, si fransero in gruppi, ognuno dei quali combatteva per suo conto, ferocemente, come se ogni uomo avesse ricevuto un torto dall’altro, che pur ora vedeva per la prima volta. Intorno ai due cavalieri si era fatto un largo spazio, nel quale essi, che eran tutti e due valenti e coraggiosi, volteggiavano per scavalcarsi o per ferirsi. Un rovescione di Giovanni, mal parato, ruppe le cinghie dell’elmo di messer Francesco, e lo ferì in volto. Sanguinante, col capo nudo, incalzato da Giovanni, il conte di Geraci voltò il cavallo e si cacciò per la via che costeggiava le mura. Giovanni, temendo che sfuggisse alla vendetta gli corse dietro. La gente di messer Francesco, vedendo fuggire il suo signore, o presa di paura, o perché non vedeva più ragione di farsi ammazzare, si sbandò di qua e di là, sollecita di salvar la pelle.
Intanto i due conti galopparono, uno dietro l’altro; il primo colto da un folle panico, per la rottura dell’arme e per la ferita, squarciava i fianchi del cavallo con la furia di scampare alla morte che sembrava galoppargli dietro; l’altro vibrava non meno furiosi colpi di sprone al suo cavallo, con l’ardore della vendetta. Coloro che al molteplice scalpitìo si affacciavano, vedevano trasvolare quei due cavalieri, come due fantasmi, che non badavano a ostacoli e abbattevano quelli che si trovavano sulla loro via:
Giovanni gridava:
- Vigliacco!... vigliacco!...
Ma l’altro forse non l’udiva. Volava sempre lungo la strada delle mura, risalendo la parte alta della città, verso la reggia, dove troverebbe un asilo sicuro e anche la rivincita. Giovanni intuiva quel disegno, si sforzava di mandarlo a vuoto; ma presso la porta Bosuemi, quasi sul punto di raggiungere messer Francesco, a una speronata più violenta, il cavallo come accecato inciampò in un sasso e si rovesciò da una banda, trascinando nella caduta Giovanni.
Mandò un urlo di rabbia, e cercò di liberarsi dal cavallo che gli pesava sopra una gamba; ma intanto messer Francesco raggiungeva al palazzo regale, gridando alla guardia:
- Non fate entrare nessuno!...
E scavalcato, gittate le redini a un servo, si lasciò cadere per un istante sopra un gradino, col petto ansante, agitato dall’onta di quella fuga, dalla rabbia della sconfitta, dalla paura del pericolo corso, dalla gioia d’esserne scampato. Si terse il sangue, e salì per l’ampia scala dicendo in tono di minaccia, e come se Giovanni potesse udirlo:
- Ed ora guai a te, o Chiaramonte!...




Luigi Natoli: Latini e Catalani vol. 1 e 2 (Mastro Bertuchello e Il Tesoro dei Ventimiglia) – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1300, al tempo del regno d’Aragona, del conte di Geraci Francesco Ventimiglia e dei fratelli Damiano e Matteo Palizzi, sullo sfondo della guerra fratricida fra Latini e Catalani. I due volumi sono la trascrizione delle opere originali pubblicate con la casa editrice La Gutemberg rispettivamente negli anni 1925 e 1926.
Mastro Bertuchello – Pagine 575 – Prezzo di copertina € 22,00
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