Dalla porta di Termini veniva verso la piazza una cavalcata, men numerosa, ma ugualmente irta di ferro; in capo alla quale, Giovanni Chiaramonte aveva riconosciuto Francesco Ventimiglia. Il quale, al vedersi venire incontro quella masnada, ristette dubitoso un istante, ma riconosciuto nella gualdrappa del cavallo lo scudo rosso coi tre cuspidi d’argento, sguainò la spada e gridò:
- Ventimiglia!...
Ventimiglia!...
Le due schiere si
gittarono l’una contro l’altra; la folla che era corsa dietro alla banda di
Giovanni Chiaramonte, paventando d’esser travolta nella zuffa, si sbandò,
lasciando libero il campo, ma si soffermò a guardar da lontano, per seguire
quel combattimento succeduto così improvvisamente e inaspettatamente a un
giuoco. Non erano infrequenti i casi di queste zuffe tra signori nelle strade e
nelle piazze cittadine; ma a memoria di un uomo non se n’era vista mai nessuna
che per quantità di combattenti si potesse paragonare a quella.
I due cavalieri si
scagliarono rabbiosamente incontro, con le spade in alto: i loro cavalli, come
se avessero partecipato dell’odio dei padroni, si urtarono così fieramente che
vacillarono: le spade cozzarono; le due schiere, perduto l’ordine, si fransero
in gruppi, ognuno dei quali combatteva per suo conto, ferocemente, come se ogni
uomo avesse ricevuto un torto dall’altro, che pur ora vedeva per la prima
volta. Intorno ai due cavalieri si era fatto un largo spazio, nel quale essi,
che eran tutti e due valenti e coraggiosi, volteggiavano per scavalcarsi o per
ferirsi. Un rovescione di Giovanni, mal parato, ruppe le cinghie dell’elmo di
messer Francesco, e lo ferì in volto. Sanguinante, col capo nudo, incalzato da
Giovanni, il conte di Geraci voltò il cavallo e si cacciò per la via che
costeggiava le mura. Giovanni, temendo che sfuggisse alla vendetta gli corse
dietro. La gente di messer Francesco, vedendo fuggire il suo signore, o presa
di paura, o perché non vedeva più ragione di farsi ammazzare, si sbandò di qua
e di là, sollecita di salvar la pelle.
Intanto i due conti
galopparono, uno dietro l’altro; il primo colto da un folle panico, per la
rottura dell’arme e per la ferita, squarciava i fianchi del cavallo con la
furia di scampare alla morte che sembrava galoppargli dietro; l’altro vibrava
non meno furiosi colpi di sprone al suo cavallo, con l’ardore della vendetta.
Coloro che al molteplice scalpitìo si affacciavano, vedevano trasvolare quei
due cavalieri, come due fantasmi, che non badavano a ostacoli e abbattevano
quelli che si trovavano sulla loro via:
Giovanni gridava:
- Vigliacco!... vigliacco!...
Ma l’altro forse non
l’udiva. Volava sempre lungo la strada delle mura, risalendo la parte alta
della città, verso la reggia, dove troverebbe un asilo sicuro e anche la
rivincita. Giovanni intuiva quel disegno, si sforzava di mandarlo a vuoto; ma
presso la porta Bosuemi, quasi sul punto di raggiungere messer Francesco, a una
speronata più violenta, il cavallo come accecato inciampò in un sasso e si
rovesciò da una banda, trascinando nella caduta Giovanni.
Mandò un urlo di
rabbia, e cercò di liberarsi dal cavallo che gli pesava sopra una gamba; ma
intanto messer Francesco raggiungeva al palazzo regale, gridando alla guardia:
- Non fate entrare
nessuno!...
E scavalcato, gittate
le redini a un servo, si lasciò cadere per un istante sopra un gradino, col
petto ansante, agitato dall’onta di quella fuga, dalla rabbia della sconfitta,
dalla paura del pericolo corso, dalla gioia d’esserne scampato. Si terse il
sangue, e salì per l’ampia scala dicendo in tono di minaccia, e come se
Giovanni potesse udirlo:
- Ed ora guai a te, o
Chiaramonte!...
Luigi Natoli: Latini e Catalani vol. 1 e 2 (Mastro Bertuchello e Il
Tesoro dei Ventimiglia) – Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo
del 1300, al tempo del regno d’Aragona, del conte di Geraci Francesco
Ventimiglia e dei fratelli Damiano e Matteo Palizzi, sullo sfondo della guerra
fratricida fra Latini e Catalani. I due volumi sono la trascrizione delle opere
originali pubblicate con la casa editrice La Gutemberg rispettivamente negli
anni 1925 e 1926.
Mastro Bertuchello –
Pagine 575 – Prezzo di copertina € 22,00
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