venerdì 15 febbraio 2019

Luigi Natoli: Giovannello Chiaramonte al cospetto della regina. Tratto da: Il paggio della regina Bianca

Entrò vivamente commosso nella stanza illuminata; il paggio lo precedeva svelto e grazioso con la sua zazzera nerissima.
In quella stanza non c’era nessuno. Giovannello vide che era una stanza molto semplice.
Il paggio aprì un’altra porta, sollevò una tenda e disse:
- Messer Giovannello Chiaramonte; – e si fece da parte per lasciar passare il giovane.
Giovannello entrò con passo fermo, ma il cuore gli batteva con violenza, e gli occhi erano offuscati da una specie di abbarbaglio; non vide che una mano porgersi a lui; si inginocchiò, prese quella mano e la baciò; e alzatosi stette un attimo col capo chino, vertiginoso, senza veder bene.
Ma riprese subito il dominio dei sensi; e allora vide chiaramente, dinanzi a sé, seduta sopra un seggiolone la regina, che lo guardava con un lieve sorriso di compiacimento; e dietro a lei, distante due passi il paggio, gli occhi del quale, velati da lunghe ciglia, lo saettavano, come per scrutarne le profondità dell’anima.
La regina era vestita di bianco, e aveva il capo coperto da una di quelle cuffie basse e aderenti, come usavano in Italia; ella guardava Giovannello con ammirazione, e per non turbare questa sua ammirazione stette un po’ in silenzio, un silenzio grazioso, che dava a quel ricevimento un sapore di intimità.
- Sapete voi, messere, che oltre alla coppa, la vittoria riportata nel torneo, vi conferiva un altro onore?...
Le parole della regina contenevano velatamente un rimprovero. Giovannello infatti non aveva sollecitato di entrare in corte, non era andato neppure un giorno, a rendere omaggio alla regina; ma non senza ragione, e queste ragioni gli si rinnovarono, gli annuvolarono il volto, lo resero se non aspro, certo un po’ rigido. Non trovò una parola di scusa: guardò la sala, per la quale si diffondeva una dolce luce, che lasciava vedere le cose come attraverso un velo.
E lì, di fronte a lui, sulla fascia dipinta che correva in giro per le pareti, sotto le mensole della travatura, si travedeva lo stemma dei Chiaramonte, i tre cuspidi di argento nel campo rosso.
Una visione dolorosa gli passò dinanzi agli occhi:
- Maestà, – disse rispondendo più al corso dei suoi pensieri che alle parole della regina; – su quel fregio è dipinta la mia ragione.
Istintivamente la regina e il paggio si voltarono a guardare, e videro lo stemma. La regina comprese; il suo volto si fece grave e pensoso: v’era nel suo pensiero un sentimento di compianto e di compassione. Si sentì quasi estranea in quel palazzo, che, pure in forza di legge era divenuto proprietà regale, e tutte le leggende e le storie dei Chiaramonte che aveva sentito raccontare, le sorsero intorno; alte e fiere immagini di guerrieri, nobili e superbe figure di donne, che pareva volessero riprendere il possesso di quella casa. Nelle parole di Giovannello essa sentì quasi aleggiare una minaccia; allora avvolse il giovane con uno di quegli sguardi suggestivi, dei quali, forse, non sapeva ancora la potenza, e gli domandò con una di quelle forme avviluppanti che rivelavano in lei quell’istinto diplomatico di cui doveva più tardi dar tanta prova:
- Messere, voi siete un leal cavaliere: delle voci sinistre si son fatte correre sul vostro conto, oggi il vostro nome fu mescolato in una sommossa, alla quale voi eravate e siete estraneo, lo so. Saperlo vuol dire la vostra salvezza…
Giovannello guardò il paggio. La regina continuò:
- Or bene, messer Chiaramonte, cavaliere della regina, ditemi se debbo guardarvi come amico o come nemico…
Giovannello sentì dentro di sé uno strano rivolgimento: piegò un ginocchio a terra, e stendendo una mano in atto di giuramento, disse con solennità:
- Che la maestà vostra si degni comandarmi, e la mia spada e la mia persona non mancheranno un istante di servirvi lealmente, da buon cavaliere.
- Ero sicura di voi, – disse la regina con semplicità, ma con sincera e profonda convinzione.
E queste parole, questa fiducia finirono per ubriacare Giovannello. 


Luigi Natoli: Il paggio della Regina Bianca. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1400. 
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice La Gutemberg nel 1921. 
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