Durante
la pubblicazione del romanzo c’era chi mi scriveva di farlo finire in un modo,
e chi di farlo finire in un altro: chi la voleva cruda e chi la voleva cotta: v’erano
i partigiani di Tarsia, di Iana, di Giovannello e di Simone;
v’era chi voleva a ogni costo che la regina
Bianca diventasse l’amante di Giovannello,
mentre essa fu onestissima; chi voleva che Giovannello
ridiventasse conte di Modica, mentre quest’ultimo rampollo dei Chiaramonte morì
senza lasciar nessuna traccia di sé, come una nube che dilegua al sole… Insomma
cento pareri, cento desideri, che ad appagarli, se avessi dovuto occuparmene,
avrei dovuto scrivere cento Paggi paralleli.
Fortunatamente
io avevo la mia idea.
L’autore,
anche se scrive giorno per giorno la puntata da pubblicare, ha già nel cervello
la trama e sa dove ha da arrivare. Il Paggio non poteva e non doveva avere altro
scioglimento che quello che ebbe. Prosaico? Ma… Affrettato? Può essere e l’ho
detto. Al pubblico non è piaciuto? Mi rincresce, ma non ho proprio che farci.
Fischia? Si accomodi, non gli do torto, ma non riconosco d’averne io. Scrive
male parole? Mi diverto io, dopo aver divertito lui con quattro romanzi… e mi
apparecchio a divertirlo col quinto.
Luigi Natoli
(da un articolo del Giornale di Sicilia dell'epoca)
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