Non
v’è spettacolo che possa paragonarsi a questo che offre il popolo di Napoli in
tale occasione. Non è una folla d’uomini e donne ragionevoli; è una folla di
ossessi o pazzi; una folla ubriaca di fede, che passa dalle preghiere più ardenti
e supplichevoli alle invettive più veementi e vituperose contro il santo.
Occhi spalancati, bocche anelanti, braccia nude agitate in alto,
pianti e grida. Tutte le parole più tenere di quel pittoresco linguaggio,
tutte le ingiurie più iraconde per ogni minuto di ritardo: una febbre
tempestosa e terribile... Sull’altare maggiore, fra migliaia di candele accese,
fra il salmodiare del coro, il suono dell’organo, il fumo dell’incenso, il
cardinale arcivescovo teneva l’ampolla in cui, nel VI secolo, fu raccolto il
sangue del santo vescovo di Napoli, decapitato a Pozzuoli. E tutti gli occhi
son fissi su quell’ampolla con una folle aspettazione... A un tratto la massa
nerastra e densa comincia a moversi, a gorgogliare; si scioglie, si colora... E
allora un urlo formidabile pare che voglia rovesciare la chiesa; le campane
squillano, il cannone da S. Elmo annuncia alla città il miracolo, sparano
mortaretti; tutta Napoli è percorsa da un impeto cieco e forsennato di fede...
Io non ho mai visto nulla di simile, in nessuna parte del mondo. In nessuna
parte la fede religiosa ha ruggiti come in questo popolo.
Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914
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Copertina di Niccolò Pizzorno
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