mercoledì 19 settembre 2018

Luigi Natoli: Il conte di Cagliostro e la festa di San Gennaro


Non v’è spettacolo che possa para­gonarsi a questo che offre il popolo di Napoli in tale occasione. Non è una folla d’uomini e donne ragionevoli; è una folla di ossessi o pazzi; una folla ubriaca di fede, che passa dalle preghiere più ardenti e suppliche­voli alle invettive più veementi e vitu­perose contro il santo. Occhi spalancati, bocche anelanti, braccia nude agi­tate in alto, pianti e grida. Tutte le pa­role più tenere di quel pittoresco lin­guaggio, tutte le ingiurie più iraconde per ogni minuto di ritardo: una feb­bre tempestosa e terribile... Sull’altare maggiore, fra migliaia di candele acce­se, fra il salmodiare del coro, il suono dell’organo, il fumo dell’incenso, il cardinale arcivescovo teneva l’ampolla in cui, nel VI secolo, fu raccolto il sangue del santo vescovo di Napoli, decapitato a Pozzuoli. E tutti gli occhi son fissi su quell’ampolla con una folle aspettazione... A un tratto la massa nerastra e densa comincia a moversi, a gorgogliare; si scioglie, si colora... E allora un urlo formidabile pare che voglia rovesciare la chiesa; le campane squillano, il cannone da S. Elmo annuncia alla città il miracolo, sparano mortaretti; tutta Napoli è percorsa da un impeto cieco e forsen­nato di fede... Io non ho mai visto nulla di simile, in nessuna parte del mondo. In nessuna parte la fede religiosa ha ruggiti come in questo popolo.



Luigi Natoli: Cagliostro e le sue avventure. Nella versione originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1914
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Copertina di Niccolò Pizzorno 


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