martedì 12 dicembre 2017

Luigi Natoli: La festa dell'Immacolata nel 1848. - Tratto da: Chi l'uccise?


La festa dell’Immacolata quell’anno si presentava, più delle altre volte, con aspetto di una febbrile agitazione. Il cielo era amico; da due giorni aveva smesso il pesante mantello grigio, e si era rivestito del suo abito di seta azzurro, sul quale splendevano le stelle diamantine. 
Per antica concessione data ai frati di S. Francesco di Palermo, la festa dell’Immacolata gode il privilegio di celebrare la messa a mezzanotte, come per Natale. In quella occasione nelle case si giuoca, e si fa un cenone, aspettando la messa; e le strade son piene di popolo. I caffè stanno aperti, e le botteghe dei focacciai spandono l’odore del forno misto col grave oleoso del fritto. 
Allora nella piazzetta dinanzi alla chiesa di S. Francesco, le baracche ostentavano i dolci tradizionali e speciali dell’Isola; che non hanno riscontro nel continente, ed è giocoforza indicare col nome dialettale; la “cubaita” e la “pietrafendola”; la prima composta di semi di sesamo cotti nel miele e profumata; l’altra di bucce di arancia, pistacchio, mandorle tritate e cotte anch’esse nel miele. L’una, di color biondo, si vende a tavolette; l’altra bruna, si vende a rocchi di dodici centimetri, di forma cilindrica, avvolti in carta sfrangiata alle due estremità. Sono durissime, e provocano una dolce salivazione, perciò si vendono anche a pezzetti. Questi due dolciumi, in bella fila, stavano col torrone bianco e verde, e adescavano i fedeli che si recavano alla messa di mezzanotte. 
In casa Montallegro si era stabilito di andare “in viaggio” alla chiesa di S. Francesco, ascoltare la messa e fare un voto alla Madonna, se concedeva una grazia, che si illudevano di avere tutti della stessa specie. Ma il signor Benedetto Montallegro segretamente voleva che Corrado uscisse dal carcere più tardi che mai, e infamato, sicchè sua figlia avesse schifo al solo pensare di essere quasi sul punto di appartenergli; la signora Agostina invece desiderava che si presentasse un nuovo partito vantaggiosissimo, perché “quello lì” piangesse il matrimonio che aveva lasciato; e quanto a Elisa non aveva che un desiderio: dimenticarlo, ma in fondo sentiva di amarlo sempre. 
Uscirono un’ora prima di mezzanotte, e già le strade erano affollate di gente, che con torce accese si recava in chiesa, quali a gruppi, quali isolati. Una confraternita procedeva a due a due, col capo nudo; alcuni confrati scalzi, che compivano il “viaggio” per voto. Recitavano il rosario; il superiore intonava la prima parte dell’avemaria, e tutti gli altri rispondevano in coro l’altra. Più in là due o tre famiglie recitavano lo stesso rosario, e le voci dell’uno e dell’altro si confondevano in un brusio che riempiva la strada, resa più sonora dal silenzio della notte. Nella via buia la luce delle candele a volte si moltiplicava, a volte si eclissava illuminando a balzi le macchie dei volti. Simili alle monacelle crepitanti in un immenso foglio di carta.
I Montallegro camminavano per due, davanti con Elisa la signora Cristina che ciarlava di mille storielle. Ma Elisa non l’ascoltava, che aveva il pensiero distolto da quell’idea di dimenticare, e con gli occhi errava sulla folla, che variava per la via come figure di un caleidoscopio.
Sulla piazzetta la folla era enorme. Dalle tre porte spalancate tre fiumane di gente entravano in chiesa e ne uscivano; e il continuo contrasto fra le due correnti creava intoppi; che non si potevano superare, se non a furia di gomitate. 
Sedettero, ascoltarono la messa; pronunciarono ognuna in segreto il proprio voto. La chiesa era illuminata, ma la “bara” o fercolo dell’Immacolata era un torrente di luce, così fitte erano e disposte per gradi le torcie accese dai fedeli, e ancora tante ne venivano, che i sagrestani non facevano a tempo per raccoglierle. La statua tutta di argento, più grande del vero, splendeva così che pareva che si incendiasse, e aggiungeva nuova luce a quella stragrande delle torcie. E dinanzi a lei si prostravano i fedeli, quali con umile raccoglimento, quali con alte grida, e levando le braccia, scongiuravano la Vergine di qualche soccorso; e presentavano un muto, un tisico, un piagato, denudando le piaghe, che rosseggiavano allo splendore dei lumi. E la Vergine stava con gli occhi rivolti su nell’ombra che si diffondeva nella volta. 
I Montallegro, dopo ascoltata la messa, se ne andarono, ma la signora Cristina restò; aveva vedute alcune sue vicine, e si era stretta a loro, perché disse, aveva molte cose da confidare alla Madonna. In realtà aveva da raccontare loro dell’uomo che aveva veduto.


Luigi Natoli: Chi l'uccise? 
Pagine 146 - Prezzo di copertina € 13,50
Chi l'uccise? fa parte anche del volume i tre romanzi del Risorgimento siciliano: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro, I morti tornano..., Chi l'uccise? - Pagine 880 - Illustrato da Niccolò Pizzorno. 
Disponibili in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Disponibili dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

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