Che narrano i “Reali di
Francia” infatti?
Narrano la storia come
da Costantino imperatore romano derivasse per naturale discendenza tutti i
principi illustri che governarono la Francia da quell’epoca fino a Carlo Magno,
e con loro i valorosi che li accompagnarono e che ne furono il più bello
ornamento. Orlando, che è il maggiore eroe, e diventò l’immagine del valore,
della cortesia e della fede, che riassume il sentimento nazionale francese,
nasce per i “Reali” in Italia, e in una grotta in Sutri, dove lo partorì Berta
moglie di Milone conte di Anglante, e sorella di Carlo Magno, fuggendo l’ira di
costui. Così egli è italiano non soltanto per discendenza, ma anche per
nascita; italiano e cittadino romano. E l’orifiamma, la gloriosa insegna che si
trasmette da re a re, e che evidentemente è il vessillo, in cui Costantino fece
scrivere le famose parole “In hoc signo vinces”, e che forma il centro della
storia, è pur esso italiano.
Fioravante e Rizzeri
sono come Buovo d’Antona e come Orlando una parte dei “Reali”, e, come quelli,
la più popolare. Non è il caso di investigare se Andrea da Barberino abbia
attinto ad altri poemi, di cui era ricca la Marca Trivigiana e di cui si
servivano i cantafavole nelle piazze; chi ha la pazienza di leggere lo studio
che precede il “Fioravante”, nella Collezione dei testi di lingua, e gli studi
sulla Epopea francese e sull’ “Orlando” di Pietro Raina, e i maggiori scrittori
della storia letteraria d’Italia, può farlo; per noi il romanzo di Andrea da
Barberino è tutto; noi non facciamo dell’erudizione; prendiamo quello che con
tanta grazia e ingenuità narra lo scrittore toscano; e se di una cosa ci
maravigliamo, è appunto che esso non sia letto oggi più dei romanzi gialli.
Io lo lessi giovanotto e
ricordo che non potevo, se non difficilmente tralasciare la lettura; lo rilessi
ora, e provai il medesimo diletto al racconto delle avventure subite e
affrontate da Fioravante e da Rizzeri suo compagno e maestro, primo paladino di
Francia e uomo senza macchia e senza paura. Comincia Fioravante con una
monelleria, che lo spinge a lasciare il tetto paterno del re Fiorello; e di là
si partono le sue avventure. Liberazione di giovanette, uccisione di nemici
della fede, perdita di armatura rubatagli da un ladrone, prigioniero del re di
Scondia, innamoramento con Drusolina, il suo valore come incognito e via via
quello che gli succede da re, le persecuzioni di sua madre Biancadoro, che
voleva dargli moglie, le avventure di Drusolina, che sola abbandonata, dà alla
luce due gemelli, uno dei quali le viene rubato, e il duello dei due fratelli
che non si conoscono, tutto ciò frammezzato di tanti episodi forma il romanzo,
che spira un senso di giustizia e solleva gli animi nelle regioni del sogno. I
nomi delle contrade non si sa dove trovarli, le distanze di parecchie migliaia
di chilometri si percorrono in un tempo irrisorio, gli eserciti sono così
innumerevoli da superare il numero degli abitanti delle città che li armano...
Che importa? Siamo nelle sfere del sogno, nel quale ci piace navigare...
Tratto da: Prefazione dell'autore al romanzo, pubblicata nel Giornale di Sicilia del 16 dicembre 1936.
Luigi Natoli: Fioravante e Rizzeri
Pagine 308 - Prezzo di copertina € 19,00 - Sconto 15%
Nella foto il paladino Orlando, esposto al Museo Pitrè di Palermo.
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