Il monastero di S. Placido oggi |
Suonò l'Ave.
Tutta quella gente depose
le armi si cavò il berretto o il cappello e recitò la preghiera. Forse ogni
anima in quell'istante sentiva che quella poteva esser l'ultima sera e
l'ultima prece; e si raccomandava con serena pietà, alla misericordia divina.
Dalla Scaletta era uscita una formidabile massa di
soldati, formata da tre reggimenti dei quali uno scendeva in linea diretta a
investire il monastero da mezzodì, l'altro più numeroso girando su per i colli
tendeva a piombar di fianco; il terzo, doveva oltrepassare le colline per gittarsi
sulla strada di Messina, attaccare il monastero da tramontana, tagliando così
la ritirata del presidio da Messina. Galeazzo intuì la mossa; discese
precipitosamente, e riferì. Il capitano allora, gli ordinò che con un centinaio
di uomini, e i cavalieri della Stella, e due pezzi condotti dall'ingegnere
Secolo, corresse a occupare la collina più prossima, e la più importante per la
difesa. Galeazzo vi condusse celermente le sue schiere: fece disporre i due
pezzi, celò i cavalieri nella boscaglia, appostò i suoi uomini dietro gli
alberi e i sassi. Ordine rigoroso il massimo silenzio, e non tirare se non
all'ordine di far fuoco.
Il
silenzio della campagna era solo turbato dal calpestio di tutta quella gente,
cauta e vigilante; il silenzio del monastero dal respiro di quell’altra gente che
aspettava nell'ansia dell'imminente pericolo. E sovra, si librava la morte, e
il gelido suo nome pareva infondesse un senso di terrore in tutte le cose.
Si erano così avvicinati a
poco più di un centinaio di passi, e si disponevano a dar l'assalto, quando
improvvisamente, dall'alto squillò, fulmineo, gagliardo, impetuoso, il
campanone del monastero. Tutto il cielo parve riempirsi di quei colpi
precipitosi, violenti, ai quali da cento, da duecento punti diversi si accompagnò
lo sfolgorare degli archibugi e degli schioppi; da duecento luoghi invisibili
fiammeggiò la morte sopra quei reggimenti che parevan così sicuri della
vittoria. Lo sgomento di quella tremenda sorpresa fece ondeggiare, rinculare,
confondere, le prime schiere; che gittandosi su quelle che sopravvenivano, e
rigettate innanzi da queste, scomposero gli ordini, generarono confusione e
smarrimento...
Allora i dodici cavalieri della Stella con le
corazze lucenti alla luna, uscirono dalla boscaglia, con alte grida, e le spade
squarciate precipitandosi sui fuggiaschi, intanto che dagli alberi i tiratori
fulminavano con colpi sicuri, fitti, micidiali. Quei dodici cavalieri parvero
uno squadrone. Il reggimento piegò, si rovesciò indietro, fuggì. Invano gli
ufficiali tentavano di arrestarlo; la paura aveva messo le ali ai piedi di
ciascuno; il terrore della morte non ispirava che il coraggio della fuga!...
Fu una pioggia di fuoco; ma gli
ufficiali spagnuoli avevano potuto riordinare
le compagnie, e rispondevano vigorosamente al fuoco. Il monastero era avvolto in una cerchia di nubi cineree, squarciate da
lampi e da tuoni...
Quella
pugna notturna, intorno a quel monastero magnifico e solenne, sotto lo scampanare fitto e incessante, tra il lampeggiare
rosseggiante delle schioppettate, nell'ondeggiar del fumo lievemente cinereo, aveva qualcosa di fantastico.
Luigi Natoli
I cavalieri della Stella - Prezzo di copertina € 26,00 - Sconto 15% - Spedizione gratuita.
Nessun commento:
Posta un commento