giovedì 1 dicembre 2022

Luigi Natoli: Il sogno di dominio di Matteo Palizzi. Tratto da: Il tesoro dei Ventimiglia. Romanzo storico siciliano.

Il palazzo degli Schiavi era stato restaurato ma, come possedimento di un reo di fellonia, era passato nelle mani del Fisco che l’aveva venduto. Bisognava riscattarlo, e s’intende, con denari del Fisco stesso: ma intanto bisognava provvedere, perché da un giorno all’altro sarebbe arrivata la famiglia. Non gli davan pensiero le quattro figlie, che sarebbero andate in monastero fino al giorno, che avrebbero trovato marito; quanto i maschi; alcuno dei quali era ancora fanciullo. La moglie era morta da più anni. Questi figli lo impensierivano: bisognava dar loro uno stato; ed egli bandito, spogliato del suo, senza ufficii lucrosi, non vedeva dinanzi a sé che una povertà umiliante e odiosa. Guai a coloro che l’avevan ridotto in quello stato! Ora bisognava rifar da capo la sua ricchezza. E con ogni mezzo. Era ancor vivo, sano, vigoroso, col cuore gonfio di ambizioni e d’odio; con una volontà tenace, senza scrupoli, temprata nelle angustie e nei rancori dell’esilio. La disgrazia gli aveva insegnato a coprire le audacie con l’arte di dissimulare di Damiano. Si sentiva capace di tutto, sicuro di sé, fiducioso nella fortuna. Sarebbe diventato il padrone, l’arbitro del regno. Il re, quel Ludovico, che non aveva ancora dodici anni, malaticcio, cucito alle gonne della madre e della governante, sulle quali egli aveva un ascendente che pareva dominio; quel re, che a Blasco Alagona, tutore ufficiale, dava autorità e governo, doveva cadere nelle sue mani, e non essere che un nome, un’insegna, una figura di sigillo.
Sprofondato nella visione interiore del suo sogno di dominio, Matteo spingeva lo sguardo oltre e fuori del regno. Immedesimava le sue ambizioni con le necessità politiche del tempo; stringeva alleanze; tirava dalla sua il papa e la repubblica di Genova; creava imbarazzi al re Pietro IV di Aragona, il cui occhio cupido si volgeva alla lontana Sicilia, ora che aveva messo piede in Sardegna; e al quale come a naturale protettore miravano i Catalani dell’Isola. Con lunga, acuta intuizione, vedeva nel re di Aragona la minaccia dell’asservimento della Sicilia a quel reame al quale eran legati i Catalani di qui, per comunanza di origine, per parentele, per interessi.
Identificava così la causa dell’indipendenza del regno di Sicilia con la sua propria: egli era il salvatore; il potere nelle sue mani significava la sicurezza della indipendenza. Le vendette che egli escogitava erano la liberazione del regno da ogni pericolo. Bisognava abbattere, disperdere, annientare i Catalani e quanti parteggiavano per essi: trascinarsi dietro il baronaggio siciliano più possente: i Chiaramonte, i Montaperti, i Lancia, i Tagliavia; costringere i Rosso, gli Sclafani a sottomettersi e passare alla sua parte o a perire. Poi... Guardando quella sala, rivedendo la massa imponente dello Steri, rievocando gli innumerevoli feudi dei Chiaramonte, si domandava se questi suoi possenti congiunti si sarebbero poi acconciati a subire il suo dominio. E dopo i Chiaramonte apparivano gli altri signori: nobiltà ricca di feudi e di memorie: divenuta in quei trambusti indipendente; disavvezza da ogni idea di sommissione a una autorità, anche a quella regia. Ah! Quel baronaggio così ribelle, così difficile, così mutabile! Ecco l’ostacolo: forse maggiore di quello che egli riconosceva nella nobiltà catalana. Bisognava piegare, abbattere quel baronaggio, passare sopra quelle teste, spezzare le spade, dopo essersene servito. Una spada sola, la sua.


Luigi Natoli: Il tesoro dei Ventimiglia (Latini e Catalani vol. 2). Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del medioevo, con specifica attenzione ai fatti storici e alle guerre fratricide volute dalle più importanti baronie siciliane dei Chiaramonte, Ventimiglia e Palizzi, volte alla conquista del potere supremo detenuto dalla corona aragonese oramai debole e pronta a spegnersi.
L'opera è la ricostruzione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1926.
Pagine 526 - Copertina di Niccolò Pizzorno 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria. 

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