giovedì 1 dicembre 2022

Luigi Natoli: Maddalena e il mistero del cofano. Tratto da: Il tesoro dei Ventimiglia (Latini e Catalani vol. 2)

Quando Maddalena restò sola, nella casa che ancora sapeva di morte, si sentì scorrere il freddo per le ossa. Accese un’altra lucerna, come se la maggior luce le infondesse coraggio, guardò tutti gli angoli sospettosa; e gli occhi le caddero sul cofano, che era in un canto, dentro un vano scavato nella parete. Si fermò a guardare, ricordando le parole di Pirruccio. Senza dubbio v’era del denaro in quel cofano; e poteva esserle tolto da parenti del morto, che sarebbero venuti fuori all’improvviso. Pirruccio doveva sapere che ce n’erano: perché era evidente che aveva conosciuto Lorenzo, sebbene affermasse il contrario. I suoi pensieri, a questo punto, presero un altro corso. Perché Pirruccio aveva negato di conoscere Lorenzo, se questi lo aveva riconosciuto? E perché Lorenzo aveva provato tanto terrore nel riconoscerlo? Quale segreto le nascondeva Pirruccio?
Si era intanto avvicinata al cofano, e lo guardava; ma senza alcuna idea, perché il suo cervello tentava di penetrare quel segreto, che doveva certamente essere grave, se Pirruccio aveva troncato con un diniego ogni interrogazione. Posò una mano sul cofano; e allora le venne l’idea di sollevarlo, per sentire se pesava. Eh! Non era certo leggero. Doveva esserci una grossa somma. Donde aveva potuto riceverla? Lorenzo non aveva posseduto terre, né altri beni, non aveva esercitato nessun mestiere: e pure lì c’era del denaro. Molto. E con tutto quel denaro non l’aveva fatta scialare. Tutt’altro. Ella era uscita, dalla clausura del monastero, per entrare nella clausura della casa maritale. 
Ora rivedeva quel giorno in cui Lorenzo era andato a prenderla al monastero. Aveva parlato con l’abadessa; ma che cosa avessero detto non lo seppe mai; l’abadessa l’aveva fatta chiamare, e le aveva detto:
- Quest’uomo è il tuo solo parente, ed a lui i tuoi genitori ti hanno affidato. Egli è venuto a prenderti, per condurti a casa sua.
Ella non aveva mai veduto questi genitori, non sapeva chi fossero, né chi l’aveva messa nel monastero. Non sapeva o non ricordava più. Quell’annunzio che aveva una casa sua, che ci sarebbe andata, che avrebbe conosciuta sua madre; la sua madre di sangue, non quella fredda e severa del monastero, l’aveva empita di gioia, e le aveva fatto guardare con simpatia e riconoscenza quell’uomo, che, in verità non aveva un aspetto che ispirava fiducia.
Così era uscita dal monastero; ma nella casa dove Lorenzo l’aveva condotta, ella non aveva trovato i suoi genitori. Nè aveva domandato; ma Lorenzo le aveva detto: “Sono morti; tu non hai che me, me solo, che sarò per te la mamma, il padre, il fratello, lo sposo”. Questa parola “sposo” l’aveva fatta arrossire di vergogna, e nel tempo stesso rabbrividire di paura. Per un anno Lorenzo l’aveva curata con affetto paterno, poi una notte... Ah quale orrore!... E così era divenuta moglie; ma egli non l’aveva toccata quasi mai più: né essa aveva mai provato gli impulsi dell’amore. Ma per la connivenza, e non avendo nessun parente, e non avendo conosciuto altr’uomo, e non conoscendo neppur ora l’amore, si era affezionata a lui, più per istinto di avere una protezione, che per sentimento.
Riandando così nel passato, si domandava per qual ragione egli l’aveva voluta, senza passione, e l’aveva poi trascurata. Non già che ella ne avesse provato e ne provasse rammarico e rimpianto, ma perché quella violazione brutale le appariva come una inutile profanazione della sua fanciullezza. Egli l’aveva sposata, poi, ma essa era stata nella casa più una figlia che una moglie.


Luigi Natoli: Il tesoro dei Ventimiglia (Latini e Catalani vol. 2). Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del medioevo, con specifica attenzione ai fatti storici e alle guerre fratricide volute dalle più importanti baronie siciliane dei Chiaramonte, Ventimiglia e Palizzi, volte alla conquista del potere supremo detenuto dalla corona aragonese oramai debole e pronta a spegnersi.
L'opera è la ricostruzione del romanzo originale pubblicato in dispense dalla casa editrice La Gutemberg nel 1926.
Pagine 526 - Copertina di Niccolò Pizzorno
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria.

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