lunedì 27 giugno 2022

Luigi Natoli: Miracoli, superstizioni, pregiudizi... Tratto da: Palermo al tempo degli Spagnoli 1500-1700

Usa anche ora veder portare in casa di un ammalato popolare un’immagine sacra scolpita, alta credo cinquanta centimetri, che rappresenta un’Immacolata o un San Francesco o un Sant’Antonio da Padova o altro santo taumaturgo, allo scopo di guarirlo. Ma ben inteso che l’immagine sia quella tale, di tale confraternita, perché l’Immacolata della confraternita A è più miracolosa di quella della confraternita B. 
Immaginiamo quello che fosse nel Cinque e Seicento, quando la religione era più inquinata da elementi pagani e si credeva più alle virtù delle cose che alla spiritualità che esse rappresentavano. Il credere che un Ecceomo esposto in una via fosse più miracoloso di un altro Ecceomo, come se non figurassero lo stesso Gesù, che la Madonna dipinta in una edicola avesse la facoltà di far grazie più di un’altra Madonna, e il raccogliere dinnanzi a loro più ceri e più lampade che fosse, e lasciare le altre al buio, erano cose comuni che non si giudicavano pregiudizievoli della religione. Certe immagini si credeva che avessero la facoltà di preannunziare un avvenimento, come quella di San Giovanni di Dio dipinta in un quadro e sospesa con una corda al soffitto dell’Ospedale dei frati Benfratelli annunziasse la morte di un degente col voltarsi verso lui. 
Credere ai miracoli nelle invocazioni era una cosa stabilita, e l’intervento di un santo o beato era cosa giurata e divulgata e trasmessa nel tempo, specialmente in caso di malattia o di un disastro. Così si attribuiva all’intervento della patrona Santa Cristina e poi di Santa Rosalia la cessazione del morbo pestilenziale del 1557 e del 1575 e del 1624, e non già alle prescrizioni mediche e igieniche. Quando si scoperse il corpo di Santa Rosalia, si disse che la peste fu di un subito cessata perché la Santuzza mostrasse il suo patrocinio: la peste durò ancora un anno e cessò quando aveva fatto il suo ciclo. 
Spesso una leggenda sognata o ripullulata nel cervello di un isterico, si tramutava in una miracolosa realtà; come avvenne di quella di Sant’Oliva. Un’antica leggenda diceva che trovato in Palermo il corpo della vergine, il sangue sarebbe corso a fiumane: “ pi santa oliva lu sangu a lavina.” Come fu e come non fu, nel Seicento si sparse la notizia che il corpo della santa si trovava sepolto nella via dove si trovava la chiesa di San Michele Arcangelo, e precisamente innanzi alla chiesa stessa. E allora si rovesciò l’armata di picconi e di vanghe, e zappa e scava per lungo, per largo, in basso e non trovò che acqua. Ragione per cui il 15 ottobre del 1606 il cardinale Doria minacciò la scomunica a chi, sapendolo, occultasse o  nascondesse dove era il corpo di Sant’Oliva. 
Che dire dei miracoli? Quanti ne fece San Francesco Borgia in un attimo, non li hanno fatti cento nel corso della loro vita. 
Ma uno spettacolo più stupendo ci tramanda Vincenzo Auria, che lo vide con gli occhi suoi. Nell’inondazione del 1668, tra l’infuriare della piena che trascinava tutto quanto trovava rovinando, vide una statuetta di Santa Rosalia alta un palmo procedere dritta senza deviare o traballare o ondeggiare; segno evidente – dice l’Auria – che la  vergine romita proteggeva la città!
Il 22 gennaro del 1689 vi fu una tempesta di tuoni che mai s’era sentita simile; e dopo acque da non si credere, tanto da allagare le vie e far ricordare le inondazioni del 1557 e del 1667. E dice l’Auria che (e seguo le sue parole) “assalita all’improvviso la Città della giusta ira di Dio, si diè mano al suono delle Campane, implorando da Dio clemenza onde tutto il popolo... piangeva le sue colpe per mitigare lo sdegno di Dio, ed ottenere perdono.”
Altro miracolo. Nel processo per beatificare il padre Girolamo di Palermo, si narra che avendo il padre Firmatura baciata la mano di lui morto, si sentì stringere in modo affettuoso...
(Nella foto: Santa Cristina ai Quattro Canti - Palermo) 


Luigi Natoli: Palermo al tempo degli Spagnoli 1500-1700. Opera inedita. 
Argomenti trattati: La città – Il governo – L'amministrazione – Il popolo – Il Sant'Offizio – Il clero e le confraternite – La giurisdizione e l'arbitrio – Le maestranze – Le rivolte – Le armi e gli armati – Le scuole e i maestri – La stampa – Gli usi e costumi delle famiglie – La vita fastosa – La pietà cittadina – Teatri e feste – I divertimenti cavallereschi e le giostre spettacolose – Banditi, stradari e duelli.
Pagine 332 - Prezzo di copertina € 20,00
Copertina di Niccolò Pizzorno 
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