mercoledì 10 marzo 2021

Luigi Natoli: Giovanni Meli. Il volume raccoglie il romanzo storico "L' Abate Meli", lo studio critico "Giovanni Meli" e la raccolta di poesie tratte da Musa siciliana.

Don Giovanni Meli, se ne stava nel suo studio mode­stamente arredato scartabellando un volume di medicina per una consulta che doveva fare. Era medico. 
In quel tempo abitava una casa die­tro il coro della Chiesa dell'Olivella, casa modesta, dove erano vissuti suo padre, sua madre, due zie che erano morti, e l'avevano lasciato con due fra­telli, Stefano e Tommaso che si era fat­to frate nei domenicani e una sorella pazza.
Giovanni era il dotto della fami­glia, e il suo nome era famoso in tut­ta la Sicilia, come quello di un gran poeta.
Era un uomo di circa 50 anni, di statura media, bruno di volto, coi ca­pelli quasi neri, con parecchi fili d'ar­gento tirati indietro e legati con un na­stro, gli occhi nerissimi, vivaci; un'aria modesta, non curante di sè, ma pulita. Vestiva di nero, alla guisa degli abati ed infatti lo chiamavano «l'abate Me­li». Ma non lo era, anzi non era nep­pure chierico, nè aveva i quattro ordi­ni e la tonsura, che prese l'ultimo an­no di sua vita per ottenere l'abazia che non ottenne. Era semplicemente il «dottor Meli», e si vestiva da abate per avere libero accesso nei monasteri, do­ve non si entrava, se non si appartene­va alla Chiesa, in un modo qualunque.
Era già il celebre poeta che le dame si disputavano; ed egli non solo frequentava volentieri le riunioni, dove il gusto, la finezza, la si­gnorilità, davano esca alle sue odicine, che lo avevano fatto battezzare «il nuo­vo Anacreonte», ma accoglieva, forse in armonia col passato, gl'inviti della baro­nessa, più per abito che per curiosità. Ora attraversava le sale, osservando, aguzzando l'ingegno, sorridendo, con quella faccia serena, che le sventure del­la vita non osavano intaccare. Egli era conosciutissimo, passando, udiva parla­re di sè: – Abate Meli! – di qua e di là; la voce pubblica lo teneva per abate, ed egli non se ne faceva.
Vestito di nero, con l'aria di Abate, faceva un forte contrasto con la varie­tà dei colori vaghissimi. Pareva un ca­labrone in mezzo ai fiori; ma se parla­va, la giocondità che spandeva, riman­giava il paragone. Quella sera, in veri­tà non era di buon umore, la confiden­za di fra Francesco e la ricerca di quel nipote a cui doveva dare il plico del frate; e poi la morte di questo, l'aveva­no occupato per mezza giornata. La se­ra la preoccupazione era cessata, ma era rimasta quella tale melanconia in­definita, lasciatagli come retaggio. 
Era innocuo, viveva astraendosi dal commercio degli affa­ri, contando solo su quelli che gli pro­curava la professione di medico, che per lui era veramente umanitaria, non aveva che ammiratori e pochi amici, be­neficava quando poteva, aveva il cuore sensibilissimo. 
Di tanto in tanto in quella che scar­tabellava, guardava, pensando, nella parete, di contro, ove era una libreria con pochi volumi di medicina e molti di letteratura. In quegli sguardi forse c'era un pen­siero medico, per la consulta che dove­va farsi, o piuttosto c'era un'immagine poetica che egli perseguiva, e che si frammezzava alla medicina?

Luigi Natoli: L’abate Meli – Il volume raccoglie totalmente quanto Luigi Natoli scrisse sull'Abate Meli, ovvero: il romanzo storico L’Abate Meli, costruito e trascritto dal romanzo pubblicato a puntate in appendice al Giornale di Sicilia dal 19 settembre 1929, la trascrizione dell'opera "Giovanni Meli. Studio critico" pubblicato dalla tipografia del giornale "Il tempo" diretta da Pietro Montaina del 1883 e una raccolta di poesie di Giovanni Meli tratte da Musa Siciliana pubblicato dalla casa editrice Caddeo nel 1922; tutte le poesie sono corredate di traduzione in italiano a fronte a cura di Francesco Zaffuto.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Prezzo di copertina € 25,00
Tutti i volumi sono disponibili al sito ibuonicuginieditori.it
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