Il periodo più famoso pel
banditismo o brigantaggio fu quello che si svolse fra il secolo XVIII e il XIX.
Vi sono dei banditi che diedero origine a poemetti,. come Saltaleviti, Spirazza, Testalonga,
Papascudi, i Fra Diavoli, i Palombo:
uno diede origine a un romanzo di A. Dumas, Pasquale Bruno.
Saltaleviti era il soprannome di Vincenzo Antonio Catinella,
per la sua leggerezza e la sua agilità. Era nato a Mazara il 4 aprile del 1675;
era manovale, per sfuggire un castigo paterno si diede alla campagna. Era di
una forza straordinaria; sollevava con la bocca più di cento libbre, e, dicono,
sollevava su le spalle un somaro col carico.
La prima impresa ladresca
la compì con tre compagni, ai danni d’un barbiere, presso Lattarini in Palermo.
Uno dei compagni, un certo Vizzini, fu preso ed impiccato; egli arrestato e
chiuso alla Vicaria, ne fuggì. Allora si diede alle ruberie, ma con stile, uno
stile tutto suo, ingegnoso, bisogna dirlo, e spiritoso. Non ruba i viandanti:
entra nelle case degli usurai e degli avari “per sgravar loro la coscienza”
come disse a un’usuraia di Chiusa. Al Casale di San Filippo svaligia la casa di
un ricco gentiluomo dicendogli che “non era meritorio di aver tutto quel bene”.
A Ravanusa traveste da cavaliere un suo compagno e di notte va a bussare in
casa del Vicario, e lo fa ricoverare, dicendolo ammalato, e lascia una somma al
Vicario per curarlo fino al suo ritorno. Il Vicario è avaro; e lascia digiuno il
compagno, che intanto ha campo di osservare dove il prete conserva il morto. Saltaleviti, che si è presentato come il
barone Le Vite, torna, domanda dell’ammalato, appura tutto, e costringe il
padre Vicario a consegnargli quattrocent’onze. Ad Alcamo si fa dare da un
cavaliere tutto quello che ha. Saltaleviti
regala anche alla serva, perché si faccia la dote. A Mazara di notte va a
svegliare gli abitanti, e quando li vede uscire armati sogghigna e dice:
“Salutatemi il capitan d’arme”. E sparisce.
Ma lasciamo stare gli
altri furti audaci commessi da Saltaleviti:
essi sono tali e tanti, che il Vescovo di Girgenti, per levarselo da torno, gli
fa proporre di andarsene a Roma, che gli avrebbe procurato l’imbarco e lettere
di raccomandazione; chi sa, pensava, non si sarebbe convertito. Saltaleviti accettò, Roma gli si
presentava come un terreno nuovo, forse in fondo al cuore sentiva una punta di
rimorso. Partì. Ma a Napoli i guardacoste gli tolgono tutto quanto ha addosso.
È appena se gli lasciano tanto da poter seguitare il viaggio. E giunge a Roma,
dove entra ai servigi del duca d’Osseda.
Ma Roma non gli fa
dimenticare la Sicilia; egli soffre di nostalgia; domanda licenza e torna a
respirare l’aria della patria... e delle sue imprese.
Il 25 gennaio del 1706 si
associa con quattro compagni, e pensa di assalire il monastero di S. Michele di
Mazara. Si munisce di scale nel duomo, monta nel monastero; scassina; taglia le
corde delle campane... Ma una suora si sveglia; vede: comincia a gridare:
- Uomini! Ci sono uomini
nel monastero!
Ma a raccontare tutte le
sue bravure, ci vorrebbe un volume: e poiché questo articolo è lungo, metto
punto, e mi riserbo prossimamente di parlarne, e di dir degli altri...
Luigi Natoli: Storie di banditi. Articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia del 14 gennaio 1930 con lo pseudonimo di Maurus, che noi editori abbiamo posto come prefazione al libro di Alexandre Dumas (padre): Pasquale Bruno.
L'articolo, in tre puntate, descrive le storie dei più famosi banditi dal medioevo fino al 1700.
Il libro Pasquale Bruno, il famoso bandito di cui Dumas, fra leggenda e realtà, narra le avventure, fa parte della collana Gli Introvabili, ed è la fedele riproduzione dell'opera originale tradotta in italiano per la prima volta da un anonimo nel 1841.
Copertina di Niccolò Pizzorno
Prezzo di copertina € 13,50
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it, su Amazon e tutti i siti vendita online.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Sciuti (Via Sciuti n. 91/f)
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