...io vivo sicuro di trovarlo e d'esser lo strumento della sua punizione.
Pagine 481 - Riproduzione fedele dell'opera originale pubblicata a puntate in appendice al Giornale di Sicilia nel 1938
Quel giorno era l'ultimo giovedì di carnevale, e la città era in festa più degli altri anni, perchè Sua Eccellenza il Vicerè, il duca di Medinaceli, maritava le due figlie, e già si erano avuti cinque giorni di festeggiamenti; quel pomeriggio doveva aver luogo in Piazza Marina il grandioso spettacolo della caccia intrecciata con una rappresentazione e con la giostra.
Era il 1560. A Palermo la nobiltà sfilava nelle antiche vie ricche di marmi pregiati. Dai palchi le dame ornate di gioielli e sete preziose guardavano un centinaio di cavalieri sfarzosamente vestiti, con cavalli coperti da gualdrappe, coi pennacchi in testa di vivaci colori. In quest'atmosfera gli occhi di don Galvano di Valverde si riempivano di quelli della bellissima donna Laura Serra. Ma c'erano anche quelli di don Ludovico Sclafani, e in questi non c'era solo amore, ma anche invidia, rabbia, disprezzo profondo.
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