mercoledì 30 settembre 2020

Luigi Natoli e le donne del Risorgimento siciliano: Peppa la Barcellonese. Tratto da Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860


 La prima volta che scrissi di questa donna, la chiamai Peppa Barcellona, e dissi che era stata serva in casa dei signori Gravina, in Catania; secondo alcune informazioni fornitemi gentilmente dal signor Barranco di Cefalù. Ma altre e più precise informazioni mi posero in grado di rettificare le mie prime noterelle.
E la prima rettifica si riferisce al nome. Essa non si chiamava “Barcellona” era invece di Barcellona. Il suo cognome, come mi scrisse il signor Furitano, barcellonese, era Bilognani; la Peppa era frutto degli illeciti amori di un tal Antonino Mazzeo sensale di agrumi; e come egli afferma, fu allevata da una contadina chiamata Giorgia, per cui a Barcellona la fanciulla fu intesa “Peppa la Giorgina” e con tal nome è lì ancora ricordata.
Il signor Prof. Sebastiano Salomone da Catania, invece mi scriveva che da bambina fu nella locale Congregazione di carità e poi affidata a certa Maria Calcagno, “nutrice di trovatelli”, che l’allevò e la mantenne sino a quando la fanciulla non fu in grado di procurarsi da vivere col proprio lavoro. Quando venne a Catania trovò da allogarsi ai servizi di un oste in Piazza Indirizzo, e poi in un “fondaco” in una via presso la piazza medesima.
“Siccome pochi sapevano che si chiamava Peppa Calcagno, l’appellavano Peppa di Barcellona”.
Ma a me pare, per tanti versi, più attendibile il signor Furitano che è uno studioso delle cose patrie.
Un catanese che dimora in Palermo, scrive che a Catania la chiamavano “Peppa ‘a Barcillunisa” e così afferma un signore messinese, dimorante ora a Catania, che la chiamassero a Messina, dove la povera donna visse nella prima giovinezza e passò gli ultimi anni della sua vita.
Tanto il signor “catanese” quanto l’egregio prof. Salomone dubitano molto che la Peppa sia stata ai servizi di casa Gravina. Il signor Salomone dice che fino al 1860, essa era “nota col nomignolo di mozzo di stalla”; ciò che viene confermato dal “catanese” che dice: “Si riteneva allora da tutti che essa facesse un mestiere assai umile: aiutante-stalliera in una rimessa di carrozze da nolo”.
Comunque sia, tutto questo ha importanza secondaria; quel che importa è il suo gesto.
Si era negli ultimi di marzo del 1860: si sapeva che il comitato centrale di Palermo lavorava attivamente, che la rivoluzione sarebbe scoppiata fra breve; e si aspettava febbrilmente l’avviso di tenersi pronti. L’avviso giunse il primo aprile, e – come è noto – fissava la rivoluzione pel 7 o l’8 aprile.
La notizia si propalò rapidamente e segretamente; Peppa la Barcellonese, che subiva il fascino di quei giorni, lasciò ogni riserbo e al padrone, che si apparecchiava disse:
- Io non me ne starò con le mani alla cintola: voglio combattere anch’io, e combatterò.
Il 7 aprile, sabato santo, si aspettava un corriere da Palermo, che recasse la notizia della insurrezione, che già si sapeva scoppiata anticipatamente il 4.
La insurrezione non ebbe seguito: i più compromessi lasciarono Catania e si ritirarono sulle campagne di Adernò, dove il barone Sisto instancabile e il Poulet, un valoroso del ‘48, organizzarono un campo di squadriglie.
Peppa la Barcellonese si vide allora sfuggire l’occasione di brandire le armi, ma aspettò, sicura che non sarebbe finita così presto e così semplicemente.
Venne infine la grande notizia che Garibaldi era entrato in Palermo: e allora Catania si levò in arme.
All’alba del 31 maggio, prima la campana della parrocchia dell’Arenaccia, poi quella della parrocchia dell’Angelo Custode, poi tutte le altre cominciarono a suonare a distesa, e con tale veemenza, che il suono avvolgeva la città, sopraffaceva ogni altro rumore, non faceva neppur sentire le parole.
Al suono delle campane rispose quello dei cannoni.
Peppa la Barcellonese allora, succinta la gonna ai fianchi, armata d’un coltellaccio, scalza, uscì di casa e domandò ove fossero le squadre.
- In piazza degli Studi.
Vi si recò. Erano le squadre calate da Mascalucia, avevano un cannone: uno di quei cannoncini che i grossi velieri portano a bordo.
Intanto da porta Uzeda si avanzavano di trotto i lancieri: i marinai che trascinavano il cannone si sbandarono: ma Peppa che aveva visto come si manovrava il pezzo, intuendo in un lampo che se esso cadeva in mano ai lancieri, i rivoltosi sarebbero stati fatti a pezzi, balza in mezzo alla strada, rampognando i pavidi, gitta un pugno di polvere sul focone e dà fuoco con la miccia, ma il cannone non asseconda: il colpo non parte.
I lancieri, assicurati dal fallito tentativo spronano i cavalli: sono a poca distanza del cannone: gli uomini della squadra gridano a Peppa di mettersi in salvo: ma Peppa non si muove.
Coi capelli al vento, gli occhi sfolgoranti, le mascelle serrate, stringendo la miccia, gittò un altro pugno di polvere sul cannone.
I lancieri trottavano, stretti, con le lance abbassate gridando: Viva il Re!
Peppa non si sgomenta: pone la miccia su la polvere: il cannone ubbidisce: i suoi fianchi di scotono, dalla sua bocca vola fragorosamente, fiammeggiando la mitraglia micidiale; uomini e cavalli precipitano, indietreggiano, fuggono...
Tra la nube di fumo che l’avvolge, Peppa la Barcellonese, con le gonne succinte, i piedi nudi, il coltellaccio infilato alla cintola, ritta, fiera, sfavillante di gioia, vede la rovina del bello squadrone, che un momento innanzi pareva sicuro della vittoria!
Ma intanto riordinandosi le file del nemico, che tornava più numeroso, bisognava ritirarsi. Peppa si attaccò al suo cannone, trascinandolo, come dodici anni innanzi aveva fatto a Messina Rosa Donato...

Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860 fa parte di:
Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano – Raccolta di scritti storici e storiografici dell’autore sul Risorgimento in Sicilia, costruita sulle opere originali.
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni anno 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860 (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931) 
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)
Pagine 575 – Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile on line dal catalogo della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it, su Amazon Prime o su Amazon al venditore I Buoni Cugini.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica - Via Cavour 133, 
La Nuova Bancarella - Via Cavour, Enoteca Letteraria Prospero - Via Marche n. 8, 
La Libreria di La Vardera s.a.s. - Via Nicolò Turrisi 15
Libreria Sciuti - Via Sciuti 91/f - Palermo
Libreria Sellerio - Viale Regina Elena 59/b (Mondello) 


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