martedì 20 dicembre 2016

Luigi Natoli: Ode a Willlelmo I. Pubblicata nel volume Gli ultimi saraceni seguito al romanzo.


Willelmo I

Siciliae Regi 

Tratto da “Il Tempo”- Palermo, 26 Aprile 1881.

 
Oh, dite: quando voi, morbido sire
da li occhi azzurri e da i capelli d'oro,
 vedea Majon fuggire
da l'Aula Verde (2) e da 'l regal lavoro:
o, quando, Ugo arcivescovo ingannando,
o bel soldano fulvo d'occidente,
i telai simulando, (3)
vi si vedea cercare pe la corte,
di lascivia fremente,
le ancelle infide a la regal consorte;
dite, dite, messere, oggi che morto
siete, se aveste torto?

Dolce de ‘l cielo l’indaco sereno
ridente dietro i monti s’incurvava;
molle su ‘l doppio seno, (4)
cinta di sol, Palermo si cullava;
s’ergean, sfidando l’aere, trecento
cupole d’oro; da i giardin saliva
su l’ali fresche a ‘l vento
un profumo di zagara, e de i Fiori
su l’olezzante Riva (5)
accorrevan donzelle e trovatori,
e cantavan l’amore e queto ‘l mare
ascoltava ‘l cantare....

Note: 
1) Il dì 26 aprile 1881, per cura di Monsignor Papardo, arcivescovo di Monreale, furono tumulate in quel duomo le ceneri di Margherita, moglie di Guglielmo I, e dei figli Enrico e Roggero.
2) L’aula Verde o Sala Verde, mentovata dal Falcando, era il luogo dove si adunava il Parlamento.
3) Da quanto scrive l’arabo Tbd-Giobair si rileva, che i telai della reggia non erano che il pretesto per tenere un harem bello e buono a dispetto delle leggi cristiane.
4) Palermo antica si stendea divisa in tre città sopra un doppio porto; dove da una parte si scaricava il Cannizzaro, dall’altra la palude del Papireto. Palermo era la terza città del mondo per la sua magnificenza, e come tale ce la dipingono il Falcando, Tbd-Giobair, etc.
Aveva trecento cupole, strade lastricate – quando altrove si usavano appena mattoni di terra cotta – fabbriche di seta uniche. Nel suo seno si fondevano tre società ricche di tutto; la bizantina, l’araba e la francese.
5) La Ripa dei Fiori, sul golfo sinistro quasi dirimpetto la torre di Baych, era delizioso passeggio.


Solo una parte è pubblicata nel post: l'ode è lunga circa sette pagine.

Luigi Natoli: Gli ultimi saraceni - Pagine 719.
Pubblicato per la prima volta in libro da I Buoni Cugini editori e tratto dalle pubblicazioni in appendice al Giornale di Sicilia dal 5 agosto 1911.
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