Salvio moriva di morte naturale. La fine
miseranda di Chira, sebbene egli non l’avesse amata veramente e fortemente, lo
aveva colpito; la sconfitta patita, i centomila caduti gli pesavano sullo
spirito; il male che lo minava ebbe il sopravvento, e lo spense fra le braccia
di Atenione.
Si trattava o di sbandarsi, chiedere
perdono, umiliarsi, e ritornare ai padroni, o eleggere un nuovo re. I
partigiani di Atenione insinuarono che lui fosse il re, che lo era stato, che
avrebbe dovuto esserlo. E l’ottennero: il Cilicio fu eletto re. Egli dette subito
nell’occhio alla gran maggioranza dei sudditi, perché si vestì all’orientale e
adottò costumi consoni, che erano del resto i suoi. Ebbe veste lunga, manto di
porpora, bacolo d’argento e corona: la qual cosa gli cattivò l’amore
entusiastico dei suoi.
E Roma lo seppe. Visto che Lucullo
dormiva, di nascosto elesse a capitanare l’impresa Caio Servilio e lo mandò in
Sicilia. Lucullo ne fu edotto appena Servilio ebbe passato il Faro. Montò in
furia.
E subito cominciò col congedare i
soldati, che non si fecero ripetere l’ordine; poi distrusse il campo e bruciò
fino alle cose più insignificanti. Quando Servilio giunse si trovò senza campo
e senza milizie. Racimolò alla meglio quel che poteva, ma si ridusse, fra gl’insuccessi
e le sconfitte, a non avere soldati. Atenione invece ristorò i suoi schiavi col
gran bottino raccolto nelle città assediate e prese, senza che Servilio potesse
opporsi. Fu per un momento il re di Sicilia; la percorreva in lungo e in largo,
spingendosi fino al territorio dei Mamertini, che abitavano Messana, e
prendendo la città di Macella che fortificò.
Roma richiamò Servilio e nel 101 a.C.
affidò al console Mario Aquilio l’incarico di sbarazzare l’isola da quel
barbaro.
Aquilio, compagno nel consolato di Mario,
l’emulo di Silla, venne in Sicilia con le milizie di che Roma poteva disporre.
Trovò l’isola sconquassata, ma non impoverita, in grazia delle schiave cilicie
che durante la guerra avevano coltivata la terra. A marce forzate,
attraversando quei territori dove poi sorse Salaparuta, si mosse contro
Triocala. Atenione sperava di avere un nuovo trionfo; non aspettò il console, e uscì alla battaglia, fidandosi del numero degli schiavi. La mischia fu orrenda. Atenione fece strage, ma il console Aquilio cercava di lui. Si incontrarono...
Luigi Natoli: Gli schiavi.
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Copertina di Niccolò Pizzorno
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