La musica terminò di sonare, lo squillo di un campanello impose il
silenzio, una specie d’attore si affacciò da un lato della scena e annunziò il
titolo dello spettacolo: era “L’Amore beffato”. Un mormorio ridevole si propagò
per la sala, perché il pubblico capì che s’alludeva a una avventura capitata in
quei tempi a un signore, e che aveva fatto le spese della città. Si tirò il
velario; cominciava lo spettacolo.
La scena rappresentava una bella stanza, con la porta comune in
fondo, un armadio a destra, una specie di consolle a sinistra; innanzi, presso
l’armadio, un tavolino. Una giovane donna era seduta accanto il tavolino, era
l’attrice Floristella che sosteneva la parte di donna Rosaura ricca vedovella.
Ella in quel momento si lamentava col “destino crudele”, che la esponeva a
subire le ridicole pretese di Geronte, vecchio e gottoso, che per disposizione
del morto marito doveva impalmare la sua vedova, se era destinata a passare a
seconde nozze. Dopo un soliloquio lacrimoso, pieno di frasi pescate nel
frasario sentimentale degli arcadi, viene Florindo, che era Francesco Ferrazzano
il cui apparire sulla scena fu accolto da un mormorìo piacevole. S’aspettavano
fin dalle prime battute le consuete arguzie, ma stavolta Florindo era serio, il
che produsse una certa delusione. Egli diceva:
- Bene mio, che avete? Vi ho forse offesa?
- Ahimè! Se fossi offesa da voi, ne ringrazierei il cielo, perché
potrei dissipare appunto quello che mi ferirebbe; ma voi non c’entrate, anzi,
se è vero che mi amate, ne siete voi stesso offeso; e non da me.
- Dite dunque, perché siete cotanto afflitta? e perché io ne rimango offeso?
Allora Rosaura narra del vincolo impostole dal morto, e ricordatole
dal vecchio Geronte, il quale sarebbe venuto più tardi per ricevere da lei il
consenso.
- Ah cuor mio, come farò?
- E per questo voi siete così prostrata? Spianate la fronte, e
sollevate lo spirito; non passerà la sera che il signor Geronte ritirerà
l’impegno assuntosi.
- Come? Voi mi aprire il cuore alla speranza?
- Più che la speranza, vi dò la certezza.
In questo frattempo si sente rumore; è Geronte che viene. Florindo
dice in fretta:
- Su presto, una zimarra e un paio di occhiali e se l’avete, un
berretto dottorale. La buon’anima di vostro marito li aveva.
- Ah! in quell’armadio!
Aprono e in un batter d’occhio Florindo si trasforma in un dottore,
e dice a Rosaura:
- Sdraiatevi, e fingetevi ammalata di nervi, e secondatemi, senza
però tradirvi.
Hanno appena il tempo ella di buttarsi in una seggiola a bracciuoli,
egli in piedi innanzi a lei, tenendole il polso, e sussurrandole a voce bassa: –
Svenite, – che entra Geronte zoppicando.
Alla vista di Rosaura svenuta
grida:
- Che è successo?
Ma Florindo si pose una mano sulla bocca:
- Zitto, per amor del cielo! Non vedete che ha gli accessi
furibondi?
A queste parole Rosaura mandò un grido, e si contorce tutta con
grande spavento del vecchio Geronte; e Florindo mentre trattiene i polsi della
finta ammalata, gli spiega la natura del male che affligge, usando parole
scientifiche, che l’altro non capisce.
- La signora è afflitta da una malattia che in scienza si chiama “anafragisma”, la
quale consiste nell’ingrossamento del nervo maiuscolo e minuscolo che si
appella “callustron”, e serve a distinguere ciò che non c’è. Laonde avviene che
le “sistole” e le “diastole” invece di andare unite, si dividono in particelle;
che si collocano nel vuoto e formano quella zona che si dice la zona del “cataplus”.
Onde avviene che il “difaros”, ossia il “fenuscolo” diffuso per tutto il corpo,
diviene eccitabilissimo e produce le convulsioni… Ma che fate voi? trattenete
questo braccio!... Dunque, produce le convulsioni e genera la pazzia.
A queste parole Geronte lascia il braccio spaventato, ma Florindo lo
rimprovera:
- Ma trattenete il braccio!
- Ma se è pazza?
- Non lo è ancora. Voi siete il nonno di questa signora?
- Oh! che dite mai! nonno! sono il fidanzato…
Al sentir questo l’ammalata mandò altissime grida, e levatasi
repentinamente si gitta sopra Geronte con le unghia pronte a graffiarlo.
Il pover’uomo si tirò indietro spaventato, e Florindo freddamente
commenta:
- Non vi date pensiero, signor fidanzato, questi sono i primi
accenni della incipiente pazzia.
- Incipiente dite?
- Che cosa è la pazzia? “Idest insania vel dementia vel amentiaetc.” È una perturbazione
della mente, la quale si manifesta con atti disordinati; e di solito graffiando
e mordendo chi gli sta vicino. Da dove nasce ciò? dal Versiero “quod absit et quoqunque californius
exspettoratus” come dice il dotto Almagesto; e in certi casi è necessario
raccomandarsi ad un padre di san Basilio o ad un mago o stregone che cacci il
Versiero.
Rosaura intanto si dibatte, e minaccia di mordere Geronte, che va
indietreggiando, e quistiona Florindo; il quale dopo esserne pregato gli
promette di spedirgli uno stregone. E poiché Rosaura accenna a calmarsi, fa per
andarsene; ma Geronte salta su e grida che non vuol rimanere solo con Rosaura, e
fugge di qua e di là. Florindo ne approfitta e si nasconde rapidamente
nell’armadio. Il povero Geronte spaventato della sparizione di Florindo e di
trovarsi solo con Rosaura grida; ma in questa l’ammalata cade priva di sensi.
Dall’armadio Florindo con voce sepolcrale grida:
- Lascia in pace cotesta donna che mi appartiene!
A queste parole lo spavento di Geronte diventa terrore, la voce
continua che non gli dà tregua, se non quando Geronte avrà scritto che rinuncia
alle nozze; la qual cosa egli fa, contento di scapparsene. Allora Florindo esce
dall’armadio; Rosaura rinviene subito, e tutti e due ridono a crepapelle
Gli applausi fioccarono, e Ferrazzano annunziò che non ai comici
dovevano essere rivolti, ma all’autrice della farsa che era l’eccellenza della
signora marchesa di Geraci. E qui nuovi e più calorosi evviva e congratulazioni
alla nobile dama.
Nota: l'editore precisa che questa commedia, così come tutte le altre recitate nel libro da Ferrazzano, nascono dalla penna dello scrittore Luigi Natoli.
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